mercoledì 31 ottobre 2018

Il Mistero e il ghiacciaio

Siamo a Pollone (BI) nel settembre del 2004. Corre una notizia che si aspettava da tanto tempo: “Hanno trovato il Fabrizio! Era là, da 15 anni!”. Restiamo increduli, commossi, stupiti, arrabbiati, a seconda del temperamento. I genitori erano anni che battevano il Tirolo del nord, l'Austria, la Germania meridionale per trovare una traccia che potesse riportare Fabrizio a casa.

Aveva 33 anni nel 1989. Tempo prima aveva avuto un gravissimo incidente in moto, era stato in coma, poi si era risvegliato quasi senza memoria. L'ha recuperata un po' per volta, con qualche buco... Gli avevano aggiustato la gamba usando una di quelle viti speciali per le ossa. Aveva perso il senso del gusto, ma non si lasciava certo deprimere: “se dici che è buono, ne mangio un altro pezzo...”. 

Pollone (BI) Camposanto vecchio

La specialità, il vanto, l'eredità della famiglia era uno: lo sci. Suo padre – Gino, classe 1924, guerra partigiana alle spalle – forse ci va ancora oggi a sciare. Fabrizio e il fratello entrambi “maestri”. Ma la sola stagione invernale non bastava, la passione era così forte che, in estate e in autunno, si cercavano i migliori posti - nei ghiacciai - per correre. Fabrizio aveva una squadra di piccoli che allenava nella speranza di vederne qualcuno sul podio delle gare regionali o, chissa, in Nazionale a correre, magari... in tutto il Mondo!

Così, da solo, nel settembre dell'89 prende il camper, la videocamera e parte per un posto che nessuno di noi conosceva: il ghiacciaio dello Stubai, più o meno a metà strada tra il Brennero e Innsbruck. Dopo qualche giorno di lui nessuna notizia, il camper è ancora nel parcheggio della funivia... Molti amici allarmati, capitanati dal Gino, partono per il Tirolo. Nel frattempo il Soccorso alpino locale aveva già iniziato le ricerche. I biellesi, tutti alpinisti esperti, si sommano ai tirolesi e battono il ghiacciaio – per la verità non molto grande – metro quadro a metro quadro. La cosa era diventata ricorrente: circa un mese prima avevano fatto lo stesso per un canadese.

Niente. Lì non c'era. Nemmeno il canadese. Se ci fossero stati dubbi non sarebbero tornati. Ma erano sicurissimi. Me lo confermerà il Gino una volta che stavo curando piante in un posto sperdutissimo. Lui è arrivato con il cane e con il fucile. Mi ha detto: “non per cacciare, non sono concentrato, per fare qualcosa e non pensare sempre a lui... Però nel ghiacciaio non c'è, se no l'avremmo trovato.”

Nei primi anni il Gino non si è mai arreso. Si precipitava qua e là alla minima segnalazione. E' andato persino alle trasmissioni televisive. Quelle che fanno per le persone disperse, per capire se salta fuori qualcuno con notizie. Correvano anche voci inquietanti: in quella zona sparisce molta gente, c'e' la tratta degli organi... Usano delle belle ragazze, ti addormentano e via...


Poi, anche per tipi duri come il Gino, passa il tempo, le segnalazioni non portano mai a niente, le speranze diminuiscono, occorre farsene una ragione. Chiunque avrebbe chiuso prima.

Un sabato, era il 18 settembre 2004, una turista vede, vicino alla stazione superiore della funivia dello Stubai, uno scarpone appena fuori dalla neve, dà l'allarme e, per via della vite nell'osso, non ci sono dubbi: è lui, il Fabrizio! Il Mistero, con l'aiuto del ghiacciaio, se l'era tenuto per Sè, per 15 anni... Chissa come mai...

Oggi, 31 ottobre 2018, sono andato alla sepoltura di una signora anziana del mio paese che ha avuto una dolorosa vicenda familiare. Ancora pochi giorni fa è stata al Camposanto, si è avvicinata alla tomba di famiglia e ha sussurrato: “Presto, Fabrizio, ci vedremo. Finalmente.”




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