martedì 15 aprile 2008

Giussani legge Eliot


Valle del Cervo - Strada abbandonta vicino a Riabella (aprile 2008)

Occorrebbe mandare questa pagina di Giussani a tutti i nuovi e vecchi politici che - da domani - sederanno nei 2 rami del parlamento: e' il significato piu' vero di "moralità".

All'inizio del V° coro [Cori da "La rocca" 1934], Eliot scrive: «O Signore, difendimi dall'uomo che ha eccellenti intenzioni e cuore impuro: perché il cuore è su tutte le cose fallace, e disperatamente malvagio».
Le «eccellenti intenzioni» le chiameremmo adesso "virtù comuni", vale a dire l'atteggiamento morale o moralistico. Difendimi dall'uomo che vuol salvare i valori morali, ma ha il cuore impuro; il cuore impuro è quello che non riconosce il fatto da cui le virtù derivano. Se un intellettuale, per esempio, ha una grande stima dell'uomo, che è un fatto creaturale, naturale, ma non accetta, non riconosce che l'uomo è una creatura, che è stato creato, perciò non accetta l'oggettività dei dinamismi umani, allora, quale virtù sottolineerà questo intellettuale o questo leader? Sottolineerà le virtù che più gli importano: se, per esempio, è un uomo alla guida di un governo, sottolineerà le virtù che fanno comodo al suo governo, vale a dire che tendono a mantenere lo status quo. Invece cercherà di obliterare quelle che lo seccano, che gli creano complicazioni.

Un caso tipico è stato quello di un noto scrittore italiano, Italo Calvìno, il quale un po' di anni fa scrisse un articolo sul «Corriere della Sera» in cui magnificava la dignità dell'uomo. Ma la dignità dell'uomo da cosa deriva? Secondo quell'articolo di Calvino, deriva dalla formazione sociale: l'uomo è concepito in funzione della realtà sociale, è la realtà sociale che lo sviluppa e gli da dignità, perciò non si può parlare di diritti naturali. L'aborto, allora. Nessuno, infatti, ha diritto alla vita: perciò l'aborto è una cosa lecita, se la dignità è conferita alla persona dalla società e se la società decide che all'origine la persona deve avere un certo equilibrio psicofisico, altrimenti è meglio sopprimerla. Nessuno ha diritto di dire: «Io ci sono, non potete toccarmi». In questo caso Italo Calvino ha avuto eccellenti intenzioni, quelle di affermare la dignità dell'uomo, ma un cuore impuro perché non ha riconosciuto il fatto da cui deriva la dignità dell'uomo.

Tutti coloro che adesso affermano le cosiddette "virtù morali" agiscono in questo modo: hanno eccellenti intenzioni, ma un cuore impuro, perché la radice delle virtù comuni, ma anche delle virtù non comuni, è una realtà obiettiva che non dipende dalla società, ma dipende dal fatto creaturale per cui l'uomo è stato fatto da Dio.
Perciò: «O Signore, difendimi dall'uomo che ha eccellenti intenzioni». Una eccellente intenzione è quella di avere uno Stato tecnocraticamente a posto con una funzionalità industriale adeguata, e affermare il valore tecnocratico che è un fattore necessario per l'incremento e la potenza del popolo. Ma se in nome di tutto ciò si deve trascurare, per esempio, la gente che non ha determinate capacità ("de minimis non curat pretor"), o la gente che non ha determinate possibilità di difesa...

«O Signore difendimi dall'uomo che ha eccellenti intenzioni e cuore impuro: perché il cuore è su tutte le cose fallace, e disperatamente malvagio.»
È malvagio chi non riconosce, chi inventa, chi "fissa" lui. Proteggimi, perciò, dal nemico che ha qualcosa da guadagnare. Proteggimi dal nemico che ha qualcosa da guadagnare e dall'amico che ha qualcosa da perdere, cioè dall'amico che, fin quando gli vado bene e corrispondo, allora mi difende, quando non gli corrispondo più mi abbandona. Guardami dall'amico che ha qualcosa da perdere.

Luigi Giussani "Le mie letture" BUR Rizzoli Milano 1996 (pagine 118-120)