sabato 27 luglio 2019

Il Segantini dello smartphone


Cara Claudia,


ti svelo una cosa, tuo marito vuole portarti in un posto dove fiorisce la nigritella (Nigritella nigra L.): bontà e sensibilità da vecchio botanico… Ci sono strapiombi di 500 metri e catene alle quali appendere l’unica vita che abbiamo... Bisogna dormire nel rifugio alpino, obbligatoriamente  nel sacco-letto: io sembravo un orso avvolto nel domopack;  al secondo piano (di tre) di un letto a castello: assomigliavo a una larva di imenottero… Se ci si vuole lavare non c’è la porta nella doccia (tanto in montagna siamo tutti fratelli e sorelle…) e bisogna usare l’acqua di sorgente (5 °C) o, in alternativa, pagare un extra. Totale assenza di bidet! Lui - il marito - dice “come in Francia”, anche se mi pare una generalizzazione eccessiva.

Alpe Veglia - Comune di Varzo (VB)

In effetti arrivare all’Alpe Veglia – parco naturale nei pressi del Passo del Sempione (VB), metri 1.750 s.l.m.  – non è difficile. C’è una strada carrozzabile, lastricata nelle curve, di pietre e polvere nei rettilinei, che si inerpica a sfiorare pareti verticali con vista sulle marmitte glaciali, piene di acqua verdissima: però è meglio non distrarsi… La pista è utilizzabile solo dagli autorizzati, con auto 4 x 4 e patentino “speciale montagna”. Noi l’abbiamo percorsa a piedi: 2 ore di sudore e salute dalla frazione San Domenico di Varzo (penultimo paese prima del confine svizzero). Ci vanno su anche le numerose mandrie bovine che alpeggiano là. 

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In cima a questa pista si apre una immensa conca ondulata ricca di acque, larici, pascoli, casette per alpigiani e turisti riunite in pittoreschi villaggetti, bovine senza ricovero che vengono munte con artigianali cantieri mobili,  una chiesetta, due alberghi e un rifugio, quello che ha prenotato tuo marito: mezza pensione con opzione “pranzo” e panini per il giorno dopo. Il tutto circondato da montagne altissime e grigie. Tra queste spicca, come una pinna di squalo, il Monte Leone, 3.554 metri di roccia scura: la più alta delle Alpi Lepontine! Attenzione: il marito si è molto informato sulla sua ascesa…


Quindi niente di veramente difficile, ma la nigritella, sul piano, non c’è. Occorre fare il “sentiero dei fiori”. Dopo aver passato la notte in rifugio [passare la notte non significa necessariamente dormire…], bisogna calzare zaino e scarponi e dirigersi verso l’Alpe Ciamporino, se non si ha paura di precipizi e dirupi e se si hanno mani forti per tenersi alle catene: qualcosa mi dice (magari sbaglio) che Tu, a questo punto, non possa emozionarti alla delicata fioritura della vegetazione  alpina…


Il mio consiglio è di mandarci il marito con la macchina fotografica e di aspettarlo all’Alpe, controllando prima, con attenzione, l’adesione della suola alla tomaia dello scarpone: mi ha detto, riservatamente, di averne perse due nell’ultimo periodo... Nell’attesa potresti andare a vedere la mungitura. Ti auguro di essere fortunata come me: non sono il Segantini dello smartphone?


Tuo.

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