venerdì 21 dicembre 2012

Natale 2012 - La realta'



Santo Natale 2012

La realta’ e’ positiva perche’ e’ il disegno salvifico di Dio. Sempre. E’ positiva – lo scrivo con la mano e il cuore che tremano – anche nella spaventosa violenza e sopraffazione della storia, anche nelle distruzioni di civilta’, anche nel gulag. Nei campi di concentramento, oltre il circolo polare artico, a 50 sotto zero, i cristiani riconoscevano: i nostri cari sono lontani, ma Cristo e’ vicino.



La Via del Romanico: Settimo Vittone (TO) Chiesa e Battistero di San Lorenzo (secolo IX)


Noi, figli di una cultura illuminista, facciamo enorme fatica a riconoscere la positivita’ del reale: lo vedo, per primo, su di me. Per fortuna  ci e’ stato dato un grande Papa. 

Benedetto XVI - Reichstag di Berlino, 22 settembre 2011. “La ragione positivista non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio… Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto.”  

Vogliamo credere che quanto ci serve possiamo darcelo da soli e… soffochiamo. Alla fine diventiamo violenti e nichilisti e nessuna cosa, nessun rapporto, nessun panorama ci fa contenti. Dio ci e’ venuto incontro, anche dentro la cultura positivista, ci verra’ incontro anche fra un milione di secoli se il cosmo durera’ tanto. Ci e’ venuto incontro con una forma che possiamo capire e conoscere: si chiama Natale.

Buon Natale da Annamaria, Costante, Valeria, Matteo e Yulia (che si sposa il 26 gennaio 2013 a Rechitza in Bielorussia)

giovedì 23 agosto 2012

Servire il popolo


APPELLO novembre 2005 - Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio

L’Italia è attraversata da una grande emergenza. Non è innanzitutto quella politica e neppure quella economica - a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilità di “ripresa” del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l’economia. Si chiama “educazione”. Riguarda ciascuno di noi, ad ogni età, perché attraverso l’educazione si costruisce la persona, e quindi la società. Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro. Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.

Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e università, giornali e televisioni - si è predicato che la libertà è
assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno,
seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere. È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell’uomo fosse destinato a rimanere senza risposta. È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere.


Paruzzaro (NO) Chiesa S. Marcello abside


Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa. Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti. Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose. 

Perché l’educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà.
È la strada sintetizzata in un libro cruciale, nato dall’intelligenza e dall’esperienza educativa di don Luigi Giussani: Il rischio educativo. Tutti parlano di capitale umano e di educazione, ci sembra fondamentale farlo a partire da una risposta concreta, praticata, possibile, viva.
Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo.

Ne va del nostro futuro.

sabato 14 luglio 2012

La Via Francigena - da Arnad a Piacenza

Sapevo che prima o poi mi toccava. Una strada cosi' importante, che passa a 20 km da casa, non la posso ignorare, non per troppo tempo. A dir la verita' ne avevo fatti alcuni pezzi nella primavera 2011: da Arnad (AO) a Cavaglia' (BI) tutto bene; da Cavaglia' a Santhia' (quasi) tutto bene; da Santhia' a Vercelli tappa terribile, percorsa in periodo di disgelo,  con segnaletica contraddittoria. Mi ritrovavo in qualche risaia, con la palta fino a meta' ruota, senza sapere come mettere i piedi per terra. Per terminare il percorso, che sulla statale puo' durare un'ora o poco piu', sono stato in giro 2 giorni! Comunque avevo archiviato la tappa.

Non ho niente da ridire agli ideatori e ai tracciatori delle tratte della Francigena: per evitare le strade con traffico pazzesco se ne sono inventate di tutti i colori. A volte pero' lo sperduto pellegrino, per saltare 200 m di stradone, si ciappa 1.000 m di risaia fangosa! Adesso (luglio 2012) che sono in vacanza, il disgelo e' strafinito, la palta cementata, si puo' ripartire. CHI ME L'HA FATTO FARE! E' la frase che piu' mi sono ripetuto in questi 3 giorni. Il "Cammino" e' fatto per i marciatori. La bicicletta e' benvenuta ma non adattissima al percorso, almeno quella da strada. Ci sono passaggi larghi meno di un metro, come questo:


Palestro (PV)

Bisogna scendere e studiare. Intanto che vi fermate per vedere dove meglio passare, per bere, per sistemare la sacca, per asciugare il sudore, venite attaccati dalle zanzare e dai tafani, soprattutto se il vostro riposino tentate di farlo all'ombra: in questi giorni, al sole, ci sono 50 °C! Cosi' non potete mai smettere di pedalare... sino al paese successivo. Ma c'e' un problema. Sempre per evitare il traffico, i paesi sono toccati solo tangenzialmente, a volte visti piuttosto di lontano. Cosi', se siete ligi al percorso, visto che avete deciso di farlo nel mese piu' caldo dell'anno (vecchi pirla), dovete pedalare, pedalare, pedalare. Ma questa e' la nostra vera vocazione.  Si possono pero' prendere iniziative personali: fregarsene della segnaletica - a tratti amorevolmente curata, a tratti dimenticata - e interpretare la tappa come meglio si crede. Io ho fatto 60 e 40. Mattino, bello fresco, ho seguito le indicazioni. Pomeriggio, sporco, puzzolente con i polsi a pezzi, ho fatto da me. E sono andato mica male. Evidentemente da caldo e zanzare non sono riuscito a salvarmi, pero' ho visto posti e ho fatto strada: da Vercelli a Piacenza in 2 giorni e mezzo (sono circa 180 km,  75% su strade bianche).

Le strade piu' godibili (scorrevoli e con poco traffico), come al solito, sono gli argini dei fiumi, come questo sul Ticino:

Carbonara al Ticino (PV) 

Le 2 notti che ho passato fuori sono stato fortunatissimo. La prima sera sono arrivato nell'albergo di fronte al Santuario delle Bozzole di Garlasco (Hotel Margherita). I giovani gestori, marito e moglie, si sono amorevolmente presi cura di me. Abbiamo partecipato insieme alla S. Messa serale (ore 21) in Santuario. La seconda notte e' stata piu' avventurosa. Arrivo a Chignolo Po (PV), chiedo alla fioraia se in paese c'e' ospitalita'; mi indica un minimarket "...chieda di Mimmo". Mimmo, da qualche tempo, ha ristrutturato una vecchia ed elegante casetta e ne ha ricavato alcune camere e un appartamento. Quindi il posto c'e' ma il mio arrivo inaspettato mette scompiglio. Mimmo non si perde d'animo (io un po' si, morivo dalla voglia di fare la doccia), brinca il telefono e chiama Elisabetta. Questa arriva subito in bicicletta, mi dice di seguirla, in un battibaleno arriviamo alla casa. Elisabetta, robusta, simpatica, sveltissima casalinga rumena, mi spedisce a fare la doccia, lei si dedica alla stanza e annessi. Mimmo lascia per un po' il minimarket e ci raggiunge con i prodotti per la colazione che stipa nel frigorifero. Alla fine, dopo esserci reciprocamente scambiati i numeri del telefono  (non si sa mai...), mi lasciano solo, non prima di aver coinvolto un terzo signore perche' le televisioni - nell'appartamento ce n'erano 2 -, non funzionavano. Finestre aperte per fare corrente, tende leggere che si muovevano dolcemente secondo la brezza, letto matrimoniale antico con lenzuola profumate: chi se ne frega della tele? Grazie a Voi ospiti, prima sconosciuti, oggi amici.

Le strade piu' "normali" della Francigena sono cosi':

S. Cristina (PV)

In questi giorni ho fatto anche delle osservazioni scientifiche (forse non troppo geniali). Se e' possibile e' meglio viaggiare all'ombra (La Palisse si sta rivoltando nella tomba dal gran ghignare), zanzare permettendo. Se vi tocca pedalare al sole (95% dell'attuale tratta) i tragitti piu' terribili sono quelli dove, a destra e sinistra, trovate coltivazioni di mais alte 2,5/3 m: manca il respiro e la polvere vi impana. I passaggi migliori prevedono, destra/sinistra, la risaia. La spiegazione e' questa. Nella risaia c'e' l'acqua; l'acqua evapora, passa cioe' da uno stato a minor energia (liquido) a uno a maggior energia (vapore). L'energia che occorre l'acqua la prende dall'ambiente, c'e' quindi una diminuzione di temperatura e un richiamo d'aria che vi  accarezza dolcemente. L'ho detto male, un fisico o un meteorologo l'avrebbero spiegato meglio, ma e' cosi'. Credetemi.

Quando si arriva in citta' (Vercelli, Mortara, Pavia) dimenticatevi la segnaletica: non c'e' o non si vede. Dovete fare da voi e portarvi dove, presumibilmente, la Francigena riparte: non ho avuto grossi problemi. A Pavia ho cercato la Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro per pregare sulla tomba di San'Agostino. Non e' nemmeno fuori strada. La chiesa e' questa:

San Pietro in Ciel d'Oro (PV) Tomba di Sant'Agostino

CHI ME L'HA FATTO FARE... Adesso pero' che sono fermo da 2 giorni, ho dimenticato il caldo e le zanzare, le arrabbiature perche' la segnaletica mi portava lontano dai centri abitati (come Orio Litta) e il male ai polsi per il troppo strerrato, l'indole pellegrina mi farebbe ripartire. Vedremo a settembre. Ah, mi dimenticavo! C'e' una buona notizia, almeno dal punto di vista naturalistico: sono tornati i pista-pistun (libellula, dragonfly...) erano anni che non ne vedevo tanti, quasi come ai tempi in cui ero ragazzo 45/50 anni fa. Quelli della Francigena sono piu' verde-azzurro, quelle della gioventu' piu' giallo-arancio, comunque...

giovedì 5 luglio 2012

Riscatto antropologico: La "Stoltezza"




Il 4 luglio 2012 ho visitato la Cappella degli Scrovegni a Padova. Gli affreschi sono di Giotto e sono stati eseguiti nei primi anni del 1300. La serie dei “Vizi” decora la fascia inferiore della parete sinistra. Il “vizio” qui rappresentato e’ la “Stoltezza”. Sono rimasto molto colpito perche’ immediatamente l’ho identificato come uno dei partecipanti al Gay Pride.