giovedì 30 aprile 2015

Frodo e Pipino ovvero Allevatori Locana e Caseificio Elvo

Tra le colline del Canavese e il Gran Paradiso, in una valle verdissima d’estate, bianchissima d’inverno, c’e’ il paese di Locana con 7 aziende agricole che producono latte. Le cascine sono piccole, la produzione non troppa, la strada in montagna… cosi’, alla fine del 2014, il caseificio che raccoglie in valle (e paga poco) manda alle aziende la disdetta: dal 31 marzo 2015.

        Non facile risolvere la situazione. Per fortuna gli allevatori hanno un amico, il tecnico della Comunita’ Montana Valle Orco, Paolo Rolando, uno mica abituato ad abbattersi. Chiama tutti quelli che potrebbero dargli un aiuto e, alla fine, quasi al fondo della sua agenda, trova il Gianni (Longo), il Presidente del Caseifico Coop Valle Elvo di Occhieppo Superiore (BI): 4 milioni e passa di litri lavorati all’anno, non mao mao micio micio.


         “Gianni, come faccio? Cosa dico alla mia gente? Dammi una mano”. Cosi’ il Gianni lo invita nel “suo” stabilimento e parlano un bel po’. La settimana dopo ancora: loro due, piu’ altri che avevano invitato. Gianni vola a Locana a vedere le aziende e conoscere le persone. Paolo, provette alla mano, raccoglie il latte stalla per stalla, quasi vacca per vacca, e lo manda all’analisi: se si puo’ si aiuta, ma il latte deve essere “impeccabile”.

Gianni e soci si appassionano alla storia degli smarriti colleghi canavesani, cosi’ un giorno invitano a pranzo al caseificio – agghindato per l’occasione - i nuovi amici che arrivano con l’assessore del comune. Dopo il caffe’ riunione plenaria, volano parole grosse: soci in prova, raccolta del latte in valle, nuovo formaggio… chiamiamolo… Gran Paradiso… Ancora un incontro. Questa volta c’e’ anche il sindaco di Locana. Gianni e Paolo si sentono 2 volte al giorno… per tutto l’inverno.

Pian piano le prime idee buttate giù all’ingrosso, sembrano diventare percorribili e anche il terribile socio amministratore della Latteria, l’uomo della borsa, il ragionier Mario-niet, si lascia prendere dal clima euforico e dà il suo ok. Chi ci avrebbe creduto…

Si compra anche un (quasi) nuovo camion con serbatoio ma un autista che vada 2-3 volte la settimana lassu’ proprio non si trova. Il Gianni ha un asso nella manica, anzi una “patente piu’ CQC”: “se nessuno vuole andare, ci vado io!”. Un classico passaggio dalla storia al mito, come Frodo Baggins quando ha ricevuto l’anello.

Insomma, cosa sta capitando dal 1° aprile? Tenetevi forte, e stupiscano soprattutto quelli che sanno qualcosa di rapporti tra agricoli. I magnifici 7, anche con l’aiuto del Comune, daranno vita a un soggetto unico: Gruppo Allevatori Locana o qualcosa di simile. Diventeranno “soci in prova” della Coop di Occhieppo Superiore, anche per un tempo piu’ lungo della norma. Il Caseificio salira’ a raccogliere il latte e lo mescolera’ a quello dei soci storici (una trentina). I costi della lunghissima e tortuosa trasferta verranno coperti in parte dai nuovi soci, in parte dal Caseificio. Nel frattempo, solo con il latte canavesano, si faranno prove tecnologiche per produrre un formaggio che abbia caratteristiche e nome “riconoscibili” che dovranno soddisfare le aspettative (tecnologiche, organolettiche e commerciali) di entrambi i partner. Quando tutto sara’ a punto lo si registrera’ e su questo ci sara’ la griffe  di Gimo Cunico, maestro casaro conosciuto in tutto il mondo.

I locanesi hanno una chance: il passaggio dei turisti che vanno a sciare o a far merenda al Parco nazionale. Intercettare questi e vendere loro i prodotti del Valle Elvo e’ l’altra scommessa. Li devono informare, intrigare, provocare, stuzzicare, ingolosire di modo che, la tappa in paese, diventi una specie di Salone del Gusto della Valle Orco. Naturalmente vendere burro, formaggio e ricotta non si puo’ su un tronco facendo il conto con il pallottoliere, ci vogliono gli strumenti adeguati. Il Caseificio li puo’ imprestare. La voglia di mettersi in gioco e la strategia deve essere pero’ dei valligiani: non l’hanno mai fatto? Anche la Compagnia dell’anello ha dovuto combattere contro Sauron e Gollum: di sicuro, i gitanti, non sono cosi’ pericolosi...

Ma non basta. Con il tempo e qualche attrezzatura d’occasione, il formaggio, ideato e prodotto esclusivamente con il loro latte, se lo dovranno fare. La Coop mandera’ un casaro che insegnera’ a un giovane il mestiere, cosi’ verra’ meno la necessita’ di quel trasporto latte poco sostenibile e il giovane prescelto avra’ un mestiere in mano.


Se tutto funzionera’ si saranno raddrizzate diverse situazioni. Salvataggio delle aziende. Valorizzazione del latte valligiano e nascita di un formaggio “futuribile che contiene la tradizione”. Vendita di questo e di tutti i prodotti del Caseificio, direttamente al cliente con una sorta di secondo spaccio in… Paradiso. Nascita di un minicaseificio per evitare il lungo trasporto: aumento dei costi, peggioramento della qualita’ del latte, la spussa, il particolato del camion, la polverina dei freni... Un sodalizio “di ferro” tra gente di montagna testimoniato dal numero dei caffe’ (alcolici vietati dal Codice della strada) che ogni settimana il Gianni si sorbira’ dai nuovi soci.


        Solo vantaggi? I partner sono realisti: il diavolo ci mettera’ la coda. E’ realistico e scontato, lo si sa in partenza. Occorrera’ vigilare che egoismi da entrambe le parti (cosa umana quanto mangiare o fare pipi’) non prevalgano su una storia bella e pericolosa come quella di Gianni-Frodo, di Paolo-Pipino, dei loro amici, e... dell’anello.




domenica 5 aprile 2015

Pasqua 2015 - Non fatemi dormire

Piero della Francesca - Resurrezione - Sansepolcro (AR)

In fondo è tutto qui: domandarsi se ci sia un senso in questo cielo striato di nubi, in questi monti coperti di neve, in questi uomini e donne che stanno accanto a me; in quello che fanno, in quello che faccio io, se valga la pena cercare qualcosa di più, che vada oltre il vivacchiare e procurarsi l’ultimo telefonino.

Se non c’è un senso allora lasciatemi dormire, in questa sera di primavera chiara che sta passando e non ritornerà più. Niente di quello che ci circonda dura, neanche noi. 


Tu guardi i tuoi figli, chi o cosa ami, le cose che hai fatto con le tue mani, e sai che spariranno: la battuta ironica è come il ghigno del teschio. 


Ma ogni minuto che si vive ci dice che il senso c’è, e negarlo è la più evidente menzogna.
Se c’è un senso, qual è?


Entriamo dal portone, saliamo al piano di sopra. Un uomo sta bevendo del vino e spezzando del pane con gli amici. Tra poco tenteranno di ucciderlo, e ci riusciranno. 


Se fosse rimasto morto, forse quel senso ci potrebbe ancora sfuggire. Ma non è restato nella tomba. Ne è uscito, e ci ha detto: quello che c’è non finisce. E tu (sì, tu che stai leggendo) hai un senso.


No, non fatemi dormire stasera, perché la vita è da vivere.


(C. S. Lewis, Berlicche - Il Cielo Visto dal Basso) 


Buona Pasqua k