venerdì 20 dicembre 2013

Natale 2013 - Etiam etnici hoc faciunt



Chiesa romanica di S. Marcello - Paruzzaro (NO)

Dal libro “Vita di Don Giussani” , il prete fondatore di Comunione e liberazione, rubo queste poche frasi che mi permetto inviarti come augurio di Natale 2013.


Il cristianesimo non e’ un messaggio di vittoria politica o di benessere sociale, o di perfezione morale, non e’ questo.


Il cristianesimo non e’ un’ideologia, ma sono delle persone che hanno incontrato Cristo.


L’identita’ cristiana si manifesta come un’esperienza diversa, nuova, tra le persone che si riconoscono cristiane.  La novita’ non e’ l’avanguardia ma il “resto di Isralele”.


La presenza nel mondo ha come modalita’ un’amicizia operante, gesti di una soggettivita’ diversa che si pone dentro tutto, usando di tutto, e che risultano prima di tutto come gesti di umanita’ reale, cioe’ di carita’.


Ma in che senso interveniamo nelle necessita’ e nei bisogni di tutti e di qualunque natura, privata e pubblica? La presenza iniziale del Movimento di CL nel 1954 era un interessamento ai compagni di scuola, e a partire da quel gesto di amicizia abbiamo creato una struttura di grande caritativa (che oggi ha raggiunto almeno 80 nazioni) non per un progetto politico, bensì per una condivisione del bisogno.


Tutto il resto non e’ cristianesimo. Etiam etnici hoc faciunt, anche i pagani lo fanno e, spesso, meglio dei cristiani…


Buon Natale, amico mio

martedì 3 settembre 2013

Emergenza uomo? Dal vostro inviato al Rimini Meeting 2013

Sei gia’ stato alla mostra su Chesterton?” mi chiede un amico, dirigente di un importante ospedale milanese. “Non ancora” dico io. “Non la puoi perdere, c’e’ tutto il senso del Meeting di questo anno”. Ho organizzato di fretta la discesa a Rimini, cosi’ non ho prenotato nessuna mostra. Tocca andare nella corsia dei “disorganizzati” e aspettare – in piedi e schiacciato da tutte le parti – il proprio turno. Ma la mostra su Chesterton (presentata anche da due giovani studenti biellesi) è troppo frequentata…

Studio la mossa migliore. Il giorno successivo mi presento ai cancelli del Meeting con 40 minuti di anticipo e mi piazzo davanti ad uno dei varchi principali. Aspettare occorre sempre ma, almeno, non si sta appiccicati. Sono il primo dal vecchio Gilbert!

Due giovani pesci nuotano, incontrano un loro simile piu’ anziano ed esperto che chiede: com’e’ l’acqua oggi? Risposte di circostanza e i due giovani si allontanano. Ad un certo momento uno dei due si gira verso l’altro e chiede: cos’è… l’acqua? E’ la barzelletta, di tipico humor anglosassone, che circola per la Fiera. Il Meeting di Rimini 2013 dal titolo (corto) “Emergenza Uomo” ha voluto spiegare (almeno questa e’ l’impressione del vostro cronista), all’uomo del XXImo secolo, chi e’ e in che acqua sta nuotando.



Mi sembra meno caotico il Meeting di questa estate” dichiaro a una vecchia conoscenza: veronese, medico nucleare. E’ tutto pulitissimo e non ci sono piu’ quelle bande piuttosto inquietanti di ragazzini – abbandonati dai genitori - sui roller. “Me sembra anche a mi, li gan segregadi nell’ultimo capanon con tuti i xoghi”. Il capannone con tutti i giochi c’era anche gli anni passati, ma forse ha ragione.

Andiamo a prendere un caffe. C’e’ uno che mi pare di conoscere, eppure si, l’ho gia’ visto da diverse parti. Lui per primo si fa avanti. E’ un biellese di Cossila, studente all’Universita’ di Pavia. Parliamo. Lui e’ qui volontario “addetto alla pulizia” che quest’anno e’ stata appaltata al pavesi. Capito perche’ tutto era cosi’ pulito?

Nel frattempo si moltiplicano gli sms degli amici che arrivano dalle piu’ disparate provenienze. Trovarsi e’ difficile, poi ognuno ha le sue preferenze e le sue mostre prenotate, cosi’ ci si dà appuntamento nei capannoni gastronomici per il pranzo, la spuntino o la cena. Qualcuno pero’ mangia – almeno un pasto – in albergo, come l’amica calabrese, insegnante, che mi invita per un fritto di pesce (non la incontravo da 6 anni). La terza figlia non l’avevo mai vista e gli altri due, biondissimi con gli occhi chiari, non li avrei riconosciuti in nessun modo. “Vero che non sembrano terroni?” chiede lei.

Insomma, van bene che si incontra tanta gente, ma il succo della vicenda quale e’? Lo dico  con parole non mie - per la gioia del lettore - ma di un “chestertoniano” doc: il drammaturgo E.E. Schmitt (Oscar e la dama rosa – Rizzoli 2004).

Caro Dio, grazie di essere venuto. Hai scelto davvero il momento giusto, perche’ non stavo bene. Forse anche perché eri rimasto turbato dalla mia lettera di ieri… Quando mi sono svegliato, ho pensato che avevo novant’anni e ho girato la testa verso la finestra per guardare la neve. E allora ho indovinato che venivi. Era mattino. Ero solo sulla terra. Era talmente presto che gli uccelli dormivano ancora…Tu cercavi di fabbricare l’alba. Facevi fatica, ma insistevi. Tingevi l’aria di bianco, di grigio, di azzurro, respingevi la notte, risvegliavi il mondo. Non ti fermavi. E’ stato allora che ho capito la differenza fra te e noi: tu sei un tipo infaticabile! Uno che non si stanca. Sempre al lavoro. Ed ecco il giorno! Ed ecco la notte! Ed ecco la primavera! Ed ecco l’inverno! Ed ecco Oscar! Che salute di ferro!

Ho capito che eri qui. Che mi rivelavi il tuo segreto: ogni giorno guarda il mondo come se fosse la prima volta. Allora ho seguito il tuo consiglio con impegno. La prima volta. Contemplavo la luce, i colori, gli alberi, gli uccelli, gli animali. Sentivo l’aria che mi passava nelle narici e mi faceva respirare. Udivo le voci che salivano nel corridoio come nella volta di una cattedrale. Mi trovavo vivo. Fremevo di pura gioia. La felicita’ di esistere. Ero incantato.
Grazie Dio di aver fatto questo per me. Avevo l’impressione che mi prendessi per mano e che mi conducessi nel cuore del mistero a contemplarlo. Grazie.
A domani, baci, Oscar

Non sembra anche a voi che Oscar, 10 anni (il modello ideale del partecipante al Meeting), abbia avuto la grazia di penetrare quello che  Benedetto XVI ha detto al mondo (Reichstag di Berlino, 22 settembre 2011): “La ragione positivista non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato (bunker) senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio… Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto.” 

Almeno a me pare cosi’. Se volete sapere di piu’ e meglio, chiedetelo a un altro biellese, il vero “padrone di casa” del Meeting: don Stefano Alberto (Docente di Teologia all’Universita’ Cattolica di Milano), per gli amici don Pino. Salvo errori, il suo nome compare 7 volte nei primi 5 giorni di incontri: l’hanno ascoltato centinaia di migliaia di persone! Mi sono chiesto piu’ volte: come fa a fare tutto? Non sono mai riuscito a salutarlo, sempre “lontano”, sempre scortato da almeno 10 “addetti al servizio d’ordine”…

Il Meeting 2014 e’ gia’ stato varato, titolo “lungo”: Verso le periferie del mondo e dell'esistenza. Il destino non ha lasciato solo l'uomo. Vediamoci, un’altra volta, a Rimini.

Il Biellese 3 settembre 2013





martedì 6 agosto 2013

La Via Francigena - da Piacenza a La Spezia

“Porca... , ho perso una scarpa!”.  Mi dispiace perche’ devo fare senza; perche’ erano di marca;  perche’ e’ stata la prima cosa che ho ereditato da mio figlio nel 2008: scarpe sportive Geox, sobrie, affusolate, bianche con una striscia rossa: perfette. Siamo a Soragna (PR), e’ il 29 luglio 2013,  stiamo affrontando The Road: La Francigena!

Se allo sparuto gruppetto dei lettori dovesse far difetto la memoria, la possono rinfrescare qui: nel luglio 2012 avevo percorso la tratta Arnad-Piacenza. Un anno dopo il mio amico Alex mi propone un’uscita di 3 giorni in bicicletta. “Continuiamo la Via”, dico. Lui accetta.


La Pieve di S. Stefano a Filattiera (MS)
Stessa storia della tratta precedente:  segnaletica a go-go dove serve poco, niente indicazioni dov’e’  indispensabile. Bisogna essere creativi: la direzione e’ quella, andiamo! Se allunghiamo la strada fa lo stesso: un imprevisto e’ la sola speranza, come dice Montale. Se invece, inaspettatamente, si trova, appiccicata a un palo, la banda bianca e rossa con il simbolo del pellegrino, allora si pedala piu’ spediti… Se non c’e’ il vento contrario… come da Soragna a Fidenza: saranno 20 km (compreso il ritorno sui nostri passi per cercare la scarpa), ci abbiamo messo un pomeriggio! Quando, sotto la bufera, ho superato il cartello FIDENZA mi pareva di aver tagliato il traguardo alle Tre Cime di Lavaredo!

Il giorno dopo ci aspettava la Cisa, per entrambi la salita della vita, cosi’ non ci accontentiamo di fermarci in citta’, ma, verso sera, incominciamo a montare i primi scalini dell’Appennino, sino a Costa Mezzana. Il paese e’ piccolo e l’unica novita’ sono i pellegrini della Francigena. Noi  diventiamo subito famosi perche’ conterranei del vecchio sindaco di Tollegno (BI), molto noto da queste parti per via della Festa dell’Asinina (stracotto d’asino con polenta, piatto tradizionale della Festa dell’Assunta), che aveva  adottato  – per qualche anno – nel suo paese.

Quando si prepara qualcosa si pensa: “dovremo tribulare”. Poi nella realta’ ogni cosa e’ molto piu’ dura di quanto ci si figurava. Cosi’ la salita della Cisa: a Ravarano annaspo sui pedali e arrivo zigzagando. Il mio socio deve improvvisarsi infermiere: mi segnala una panchina all’ombra, mi rassicura sulla sindrome cardiaca: ” …muore molta piu’ gente nel letto con le arterie intasate di colesterolo di quanti vengono fulminati sui pedali come il belga della settimana scorsa… Questo si che e’ parlar chiaro.  Grande il mio camarata, professore di meccanica applicata! Mi regala una dozzina di grosse albicocche, lavate alla fontanella e e servite da gran maitre: la roba piu’ buona, mineralizzante, ricca di zuccheri a rapida assimilazione che si puo’ immaginare. Nonostante questo, anche se le gambe erano tornate a ubbidire al cervello e la strada non era piu’ cosi’ – implacabilmente – in salita, in cuor mio pensavo che, per quel giorno, arrivare a Berceto (ultimo paese del versante parmense) sarebbe stato un gran bel risultato. Ma il Prof aveva ben altri progetti.

Un chinotto qui, ancora qualche albicocca là, una manata sulle spalle e qualche piccola bugia sulla pendenza e sulla lunghezza della strada (lui la faceva in avanti, poi tornava indietro e, quando mi incontrava, mi relazionava) e ci troviamo al Colle dove l’Emilia diventa Toscana, nella patria ombrosa del fungo porcino: la Cisa.  Da Costamezzana, 67 km. L’ennesima bibita poi la discesa, per lui spericolata (fino a 58 km/h) per me “frenata”, fino a farmi male alle mani, sino a Pontremoli (MS).

La sera, in trattoria, nel centro storico, mi sbrano – senza pensarci un istante – 2 piatti di principesche tagliatelle e un birrone. Alex che mangia pochissimo, beve solo acqua gaseuse, e non dorme - perche’ io russo come un cinghiale inferocito (parole sue) -, sta alcuni minuti – delusissimo – davanti al menu che non presenta traccia di bovino, né di pesce. Alla fine deve arrendersi: coniglio alla cacciatora, sbocconcellato senza entusiasmo.

L’ultimo giorno arriviamo alle porte di La Spezia ma, per un cervellotico disegno di rientro, alla fine pieghiamo a sinistra, saliamo il duro colle di Vezzano Ligure (pero' c'erano gli olivi e si vedeva il mare...), ci catapultiamo in una vertiginosa discesa e, con largo anticipo, ci presentiamo alla stazione per scoprire che nessun treno diretto a nord e’ attrezzato per le biciclette e nessun bar ci avrebbe servito un caffe’: avevano tolto, per un paio d’ore, la corrente elettrica. Eugenio (Montale), quanto sei geniale!

Nonostante tutto, grazie al buon cuore di un capo treno e alla nostra faccia di palta, a sera Alex era a Milano, io a Pollone, a massaggiarci le membra, a spalmarci di doposole e a raccontare.

km percorsi 237, dislivello superato poco piu' di 1.900 m.
Amici, a Roma… manca poco!

sabato 20 luglio 2013

Vergognosamente felici? (biglietto a un amico neo pensionato)

Caro G, i rumors sono diventati realta’: M mi ha detto che venerdi’ e’ il tuo ultimo giorno di lavoro! E’ impressionante! A pelle non mi sembra molto che ci conosciamo, poi faccio 2 conti e sono passati piu’ di 30 anni! Una generazione, anche abbondante. Mi ricordo una tua fotografia (chissa se riesco a trovarla) con il Prof. Bernetti ai Fo’ ‘d Duna: era l’ottobre 1986, avevi figli all’ora? Io non ero nemmeno sposato. Bernetti, forse, e’ ancora vivo.

Mi viene in mente una frase di Pavese (sono andato a cercarla e la metto giu’ precisa): La vita dell’uomo si svolge laggiu’ tra le case, nei campi. Davanti al fuoco e in un letto. E ogni giorno che spunta ti mette davanti la stessa fatica e le stesse mancanze. E’ un fastidio alla fine […]. C’e’ una burrasca che rinnova le campagne – né la morte né i grossi dolori scoraggiano. Ma la fatica interminabile, lo sforzo per star vivi d’ora in ora, la notizia del male degli altri, del male meschino, fastidioso come mosche d’estate – questo è il vivere che taglia le gambe. E’ cosi’, no? Per trenta anni e passa abbiamo salito la stessa scala, abbiamo battuto la stessa tastiera, abbiamo sentito 1000 volte gli stessi discorsi, abbiamo avuto successi personali e pesanti sconfitte. Chissa quante volte abbiamo fatto un buon lavoro e non c’era un cane che lo riconosceva, anzi poteva capitare che molti dicessero “sta a scaldare la cadrega e dobbiamo anche pagarlo…?”, o di peggio.

Santuario della Madonna di Machaby - Arnad (AO)

Ma e’ andata cosi’. Cosa serve la Fede? Me lo chiedo nell’anno a Lei dedicato. Ci aspettiamo tutto da Cristo o ci aspettiamo solo quello che decidiamo di aspettarci, rendendolo spunto o sostegno ai nostri progetti o ai nostri programmi? Cosi’ che se le cose vanno bene siamo contenti, se vanno male ci lamentiamo: come tutti. Anche i pagani ragionano cosi’. Siamo cristiani lamentosi che appiccicano Cristo e, qualche volta, siamo esasperanti, non redenti.

Certo la cultura dominante e’ forte, ragioniamo tutti come i film americani, pero’ non siamo pirla: quando il Papa chiama riempiamo le piazze e le spianate del mondo, bramiamo parole di vita eterna, poi – siamo fragili - ci accontentiamo dei telefilm o dei libri cult.

Una volta una signora mi ha raccontato che – quando si e’ accorta di aspettare l’ultimo, terzo, figlio – voleva buttarsi dal balcone per la pesantissima convivenza col marito. Tredici o quattordici anni dopo guardava il ragazzo sognante e diceva: “que chi faria si eisa nen as mat?” (che vita sarebbe senza questo ragazzo).

Cosa sarei diventato se tutto (proprio tutto) fosse andato come volevo io? Sarebbe stato bene o male per gli agricoli, i boscaioli e gli impresari della Valle? Sarebbero piu’ felici? Vergognosamente felici? Sarei piu’ felice io? Non credo. Il rapporto con il Mistero e’ vertiginoso diceva il don Gius. Fa’ venire le vertigini.  Il rapporto col Mistero, oggi, e’ la vera questione di mio interesse. Per me e per quelli che incontro. Che se ne rendano conto o meno.

Un giorno saremo al cospetto del Padre: credo giudichera’ anche quanto abbiamo fatto alla Comunità Montana. Lo fara’ sulle performance o su quanto abbiamo amato chi ci veniva incontro? Sulle performance potremo anche barare: non siamo riusciti perche’ c’era l’assessore che non capiva, la giunta che non deliberava, la misura del PSR che non era giusta… A parte che bleffare con Dio deve essere un tantino difficile, la questione del voler bene resta perennemente una ferita aperta: non e’ solo questione di ascesi ci vuole anche la Sua grazia e non possiamo che mendicarla.

Volevo scrivere qualcosa a Te e forse ho fatto (confusamente) una sorta di verifica di 30 anni e passa di lavoro. Magari serve anche a Te. Ti auguro di tenere sempre aperta la ferita in spregio alla cultura dominante che la vuole sempre chiusa.

Tuo.
K





mercoledì 22 maggio 2013

Il Messaggero - Diario di viaggio


L'altra sera a cena ero seduto vicino ad un vecchio amico. Fa il giornalista specializzato sul turismo. Mi ha chiesto di fare un pezzetto e di mandarglielo perché, sul Messaggero (giornale del terun) hanno ideato una nuova rubrica e bisogna "innescarla". Dopo tentativi diversi (i terun sun semper terun), la roba e' andata: sono molto orgoglioso al punto di averne fatto un secondo. Lo potete vedere anche qui. Non e' niente di speciale ma ne sono contento. 

Si può attraversare in bicicletta tutta l’alta pianura novarese - e l’angolo basso del Lago Maggiore - per vedere l’opera di un grande pittore? Se è primavera, se il brutto tempo di quest’anno lascia spazio al sole, se l’artista è Gaudenzio Ferrari (1471-1546), sì! 60 km di pedalate… in scioltezza.

Varallo Pombia (NO) - Santuario della Madonna del Rosario

Si parte da Carpignano Sesia, dove c’è un ricetto medioevale di tutto rispetto, si percorrono strade poco frequentate dalle auto e dagli altri mezzi a motore (Castellazzo, Morghengo, Sologno), si tocca l’antica Badia di Dulzago (fermatevi per una visita), si attraversa Bellinzago e Oleggio. Si fa tappa al Santuario della Madonna del Rosario a Varallo Pombia: siamo a maggio e proprio ieri Papa Francesco ha richiamato il valore di questa preghiera. Si approfitta della sosta per una piadina, un gelato e un caffe’ (salvo siate pedalatori anche dopo un pranzo al ristorante), e si arriva al lago Maggiore. Potete cercare una ciclabile lungo lago – come ho fatto io – ma, salvo siate piu’ in gamba e fortunati, troverete solo spezzoni di strada continuamente interrotti da camping e residence. Quindi vi tocca la SS 33 che comunque è abbastanza a misura di ciclista. Ad Arona invece c’è una passeggiata curatissima e adatta a ciclisti e pedoni, grandi e piccoli. Il polittico su legno dorato di Gaudenzio Ferrari, è nella Collegiata di Santa Maria Nascente (davanti all’Ospedale). Guardatelo qui.

lunedì 25 marzo 2013

Sancarlin, oh nostra passione



La merenda-snoira di questa sera ha come piatto principe, il leggendario Sancarlin delle Alpi occidentali Biellesi, altrimenti detto “alla ProfessorGiancarloCesana”, per il grosso consumo e il notevole apprezzamento che questo piatto ebbe, da parte del noto scienziato italiano, il giorno che questi calco’ le scene biellesi con una sua dotta conferenza dal titolo “Basta la salute?”. Nel titolo era implicita la risposta: Si! Altrimenti non si spiega come, il nostro, abbia resistito al ritorno di calore e sudore della digestione e non si sia addormentato davanti alla platea.

La storia
I nostri avi, che frequentavano gli alpeggi locali, avevano un problema: cosa mangiare che non abbia gusto di formaggio, burro, latte e polenta? La leggenda racconta che, ai tempi in cui Berta filava, una donna buona ed economa, uni’ ricotta (localmente denominata mascarpa) a formaggio primo sale, aggiunse altri ingredienti segreti e chiuse tutto dentro una pentola di terracotta. Copri’, lego’ bene il coperchio e lascio’ in montagna, alla fermentazione inverno-primaverile, il composto, sino alla successiva stagione d’alpeggio. “Granda! smia velen di rat” (Nonna, sembra veleno per i topi!) pare sia stato il commento, al primo assaggio, del nipote nell’estate successiva. A Girometa, chiameremo cosi’ la geniale cuoca alpestre, la cosa parve un complimento e lo volle diffondere. Grazie a lei, questa meraviglia della gastronomia biellese ha varcato i secoli e i continenti. Oggi e’ conosciuto in tutto il mondo come il Caviale del Volga, il Sushi, lo Champagne o la Carpa (fredda) ripiena del Dnepr (che abbiamo avuto l’onore di assaggiare nella nostra ultima gita “della gola” in Bielorussia).

La ricetta
Questa sera lo chef ha voluto strafare (data anche la fama della nobile compagnia qui riunita), quindi presenta il piatto in 3 versioni che definiremo:
1° Light o Par al fumne (per le signorine)
2° Medium o Mes e mes (fifty-fifty)
3° Extra stronge o Par i’omu (macho)

La base di partenza e’ sempre la stessa: tomini a file (scrupolosamente) del Caseificio Valle Elvo, mascarpa della Lidia, sale, pepe, peperoncino, paprika dolce, aglio schiacciato, fines herbes de Provence. La prima versione, alla pasta primigenia, gli ingredienti descritti, sono stati aggiunti cun bun sens (con moderazione). La seconda prevede gli ingredienti aggiunti alla fuma nen ‘cunumia (crepi l'avarizia). La terza versione, parte dalla seconda ma prevede l’ingrediente segreto, quello che Girometa, aveva aggiunto e che, dopo almeno tre secoli, lo chef ha riscoperto. Quale sia l’ingrediente non si sapra’, ma le indiscrezioni (cfr. Bollettino n° 3-2012 del Club Papillon) ne suggeriscono 3.
1° formaggio di fossa allagato da liquame suino
2° pelle di vipera di montagna seccata e grattugiata
3° distillato di sudore di capra vecchia.

Le tre varieta’ di Sancarlino verranno servite accompagnate dalle Patate rosse di montagna dell’azienda agricola Ramella Mine’ Annamaria (Cascina Pratibei, Pollone BI) coltivate con metodi biodinamici e salvate dal cinghiale con trappole, tagliole e sanguinosi corpo a corpo.

Si dia inizio al banchetto. Che buon pro vi faccia, nobili soci della Confraternita del vero Sancarlino alla PGC.

mercoledì 13 marzo 2013

Buonasera, sono Francesco.


Mi sono accorto che chi ama la Chiesa, vuol bene al Papa prima di sapere chi e'. 

mercoledì 13 febbraio 2013

La raccolta del farmaco e la principessa ciclista




Farmacia di mezza montagna tra Biellese e Val Sesia. Sole, temperatura meno 9 °C. Meta’ mattinata. La porta scorre portando una folata di aria gelida. Entra una bambina con berretto ben calcato, sciarpa e giacca a vento. Uno dei due volontari sta registrando i farmaci, l’altro, l’accoglitore (io), la degna di un’occhiata di sfuggita: “l’invito lo faro’ alla mamma…”.
Le farmaciste sono sul retro, altri clienti non ci sono, la bambina cincischia.  Vedo una bicicletta appoggiata alla colonna.
-       E’ tua? –
   Si! –
-      E’ un po’ grande per te – 
     Il sellino e il manubrio sono abbassati al massimo, poi di queste cose, un po’, mi intendo. 
     - Forse… 
      - Comunque e’ una bella bici nuova, complimenti, ha anche il cestino sul manubrio  –
     Sorriso della bambina. Mi accorgo che e’ bellissima, forse mora (aveva il berretto…), occhi e lineamenti sorprendenti.
Tornano le farmaciste, la mamma non arriva. Le chiedono cosa vuole. La sento rispondere: 
La medicina A, la B,  e questo per… la “Raccolta” – 
-  La Raccolta?!?
     Chiede la dottoressa esterrefatta mentre, nello stesso istante, penso la stessa cosa e, in piu’, di essere un pirla colossale: l’unica della mattina che non avevo ritenuta degna della proposta. 
     - Si… la Raccolta! -
     Con una naturalezza stupefacente, prende il medicinale, lo consegna e sorride, non da bambina… da principessa. 
     - Grazie. Quanti anni hai? – chiedo completamente rapito. 
      -  Nove. Anzi, nove e mezzo!
La vedo sparire sulla bicicletta bianca dopo aver sistemato le medicine nel cestino sul manubrio.
Forse in Paradiso tutte le bambine di nove anni e mezzo saranno cosi’. E’ vero pero’ che “in questa valle di lacrime”, se ne vedono poche, o, forse… non si ha tempo di guardare.
Con la farmacista ci scambiamo un’occhiata.
-         Sembra una favola… e la bambina una principessa  –
-         E’ vero, pero’ ci sono anche storie tristi. Ieri e’ venuto qui un dottore di 60 anni a chiedere lavoro. La farmacia dove ha sempre lavorato e’ stata comperata da due coniugi, entrambi farmacisti, che avevano fatto un grosso mutuo per  averla. Non potevano piu’ pagare il collaboratore. Ci ha fatto un’impressione enorme, siamo state tutto il giorno distratte e confuse: sbagliavamo ogni cosa di cui ci occupavamo… –

Come diceva il Don Gius: “la pace, mezza di gioia e mezza di dolore e’ fatta”.




mercoledì 2 gennaio 2013

Te Deum Laudamus 2012


Te Deum Laudamus perche’ tutte le mattine, quando mi sveglio, mia moglie non e’ mai nel letto. E' partita, alle 5 e un quarto, per fare il suo mestiere di agricoltora. Piu’ o meno alle 7 e tre quarti, tornera’ a casa a far colazione e a dividere la vita con me. Forse sbaglio - anche don Gius dice che la categoria della possibilita’ esiste sempre - ma non mi ha mai sfiorato l’idea che un giorno trovera’ piu’ giusto vivere lontano o, pur rimanendo, non le interessi piu’ condividere le settimane e i lustri.

TDL perche’, per la prima volta, entrambi i miei figli, nel mese di aprile, hanno avuto chi ha dato loro uno stipendio,  pretendendo un lavoro che sono stati in grado di fare. Di questi tempi, la cosa non e’ davvero scontata: ne’ per lo stipendiato, ne’ per lo stipendiante.

TDL perche’, nel lavoro, bisogna incazzarsi forte e mai deporre le armi, ma, alla fine, quasi tutti gli obiettivi sono stati centrati (con altri modi testimonierò quanto detto).

TDL perche’, tra Dora Riparia e Adda quasi tutte le vie ciclistiche di pianura sono state percorse, ne rimangono poche. Occorre voglia, fantasia, curiosita’, compagnia e salute per percorrerne di nuove, dentro e fuori questi confini. Faccio conto di avere tutte queste cose ancora nel 2013 e negli anni che verranno. In particolare, visto che le strade scarseggiano, vorrei saper percorrere le rotte che solcano i laghi del Nord Italia, cominciando dai piu’ vicini.   




Santa Caterina del Sasso -  Leggiuno (VA)

TDL perche’ un giorno, tra il lago d’Orta e il lago Maggiore (potrei ritrovare il punto preciso), sono stato colpito da questa intuizione: tutto è bene, tutto va bene. Non significa che non si soffra: per noi, per i nostri amici, per il mondo, ma che “tutto va dove deve andare”. Per il disegno di un Altro, vertiginoso, certo, ma diritto, puntuale. Siamo su un treno (non l’abbiamo deciso noi), non sappiamo quando si fermera’ e nemmeno dove, ma siamo sicuri che, da qualche parte, in qualche tempo, arrivera’ e noi “attendiamo”. Noi siamo fatti di attesa. E’ come una fame: il neonato non sa cosa vuole, non ha mai visto il seno della madre, ma “attende” il latte. Poi, quando se la fa addosso, attende che qualcuno lo lavi. Non teorizza un mondo piu’ pulito: gli brucia il culo. L’intuizione mi ha colpito in un caldo pomeriggio d’agosto, ma era una vita che i miei compagni - don Julian e don Michele in particolare - mi ripetevano che “la realta’ e’ positiva”. E molti altri amici, nel loro affronto di una vita non sempre facile, me lo testimoniano alzandosi ogni giorno e percorrendo, mai domi, le vie di questo mondo. 

TDL perche’, nonostante tutto, le borse mondiali stanno chiudendo l’anno in positivo (Tokio +23%!), e che la Professoressa Fornero mi mandera’ in pensione in data da definire. Ha fatto bene, forte e pieno di vita come sono… posso ancora spaccare il mondo in 4!