giovedì 29 giugno 2023

Il centuplo dei fessi (e l'eternità)

    Per le vicende di questi giorni continuavo a pensare a una famosa frase del don Gius. L’ho trovata!

    Dalla prima ora di scuola nel mio liceo, mi sono fatto il proposito di ripetere questa frase del Vangelo perché mi sembra il centro di tutta la pedagogia cristiana. La frase è questa: “Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù”. Allora dicevo in scuola: “Ma ragazzi, fin quando ve ne infischiate della vita eterna vi capisco perché non avete ancora sufficiente forza di immaginazione, di serietà; ma se vi infischiate del centuplo quaggiù siete proprio dei fessi”.

    Non so quante volte, nella vita, me la sono ripetuta ma, sempre, con l’accento a “il centuplo quaggiù, altrimenti, kostik, sei fesso!” E ho fatto bene, mi ha fatto stare con gli occhi, le orecchie e il cuore aperti!

    Però il tempo passa, gli anni pesano, si vedono sempre più cose difficili da digerire: la gente muore [penso al centuplo che avrà vissuto l’unico Santo cui ho stretto la mano: Giovanni Paolo II]; si ammala; gli viene la demenza senile; c’è la guerra: anche in Europa! Quanti giovani ucraini e russi si svegliano al mattino, prendono le loro robe e…non sanno se arrivano vivi alla sera o finiscono in quei camposanti diventati famosi per le incazzature di Prigožin contro i generali.


Spero di non finire dentro una guerra ma qualche malattia balorda, non mi è certo esclusa. Quindi, ripetendo la frase, l’accento, un paio di mattine fa, mi è finito non sul centuplo ma: vi infischiate della vita eterna perché non avete ancora sufficiente forza di immaginazione, di serietà! Il centuplo quaggiù è da fessi non desiderarlo, non ricercarlo, ma la vita senza lo sbocco all’Eternità, sarebbe come un tramonto con la certezza che non ci sarà mai più una nuova alba ma un milione di anni di buio. Come nella poesia “Sul Monte Mario” di Carducci:

 …fin che ristretta sotto l'equatore

dietro i richiami del calor fuggente

l'estenuata prole abbia una sola

femina, un uomo,

che ritti in mezzo a' ruderi de' monti,

tra i morti boschi, lividi, con gli occhi

vitrei te veggan su l'immane ghiaccia,

sole, calare.