Caro Duccio,
possiamo darci del “tu”? Mi conosci poco ma, quando avrai finito di leggere
questa lettera, potremo considerarci buoni amici, poi nel XXI secolo ci si
tratta piu’ familiarmente (a volte troppo) che non a cavallo tra il duecento e
il trecento.
Come sai,
circa un mese fa, sono venuto a Siena a vedere il tuo capolavoro (se ti e’
passato di mente leggi sotto). Ricorderai che ero molto emozionato, ma volevo
presentare la Tua
mostra meglio possibile, quindi vederTi di persona l’ho considerato necessario.
Una dei
dettagli che piu’ mi ha colpito e’ stata la tua dedica alla Madonna. Quella
che, un po’ sfacciatamente, hai voluto scrivere sul gradino del trono. Te la
ricordi? Sono passati piu’ di settecento
anni… MATER SANCTA DEI / SIS CAUSA SENIS REQUIEI / SIS DUCIO VITA / TÈ
QUIA PINXIT ITA (Santa Madre di Dio, sii motivo di pace per Siena, sii per
Duccio vita che qui Ti ha dipinta)
L’hai
dipinta splendidamente e Le hai chiesto la vita eterna! Ero rimasto che i tuoi
colleghi iconografi russi non firmavano le loro opere perche’ dicevano – piu’
modestamente di Te – che imprestavano la mano a Dio. Tu no, da toscanaccio viveur,
quella ascetica modestia ti era sconosciuta.
Non si sa
bene quando sei nato. Si dice attorno al 1255. Facciamo cosi’, mettiamo una
data possibile: l’11 ottobre 1254.
Esattamente sette secoli dopo nascevo io. Tu grande maestro di pittura, io non
so fare l’O con il bicchiere. Tu grande spendaccione: quando sei morto, 8 anni
dopo aver dipinto la Maesta’
e aver guadagnato 3.000 fiorini (una cifra iperbolica), i tuoi figli hanno
rinunciato all’eredita’: ci avevi dato dentro con le spese, vecchio gaudentone?
Io sono tirchio di famiglia. Tu notissimo nei tuoi paraggi: il 9 giugno 1311,
il giorno che hai finito l’opera, tutta Siena si e’ fermata e, dai grandi
notabili fino all’ultimo straccione, hanno accompagnato il carro che
trasportava la Divina Bellezza,
dal tuo laboratorio al Duomo. Forse sei stato portato in trionfo e, comunque,
sarai stato invidiato da tutti. Io modesto agronomo di montagna, sconosciuto
anche ai piu’ vicini.
Pero’, a
pensarci bene, non siamo cosi’ diversi. Non hai avuto modo di conoscere
Leopardi. E’ nato nelle Marche nel 1798 e morto ancora giovane. Si chiamava Giacomo… Taldegardo Francesco di
Sales Saverio Pietro... Era nobile (con un nome così...), faceva il poeta e, come Te, era un grande
artista. Una delle sue liriche piu’ belle si intitola: Canto notturno di un
pastore errante dell’Asia. Parla di questo pastore che si pone le domande di
tutti e le fa alle sue pecore e alla luna:
…con la
mia greggia Seguirmi viaggiando a mano a mano; E quando miro in ciel arder le
stelle; Dico tra me pensando: A che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e
quel profondo Infinito Seren? Che vuol dire questa Solitudine Immensa? Ed io
che sono?
Dimmi: perche’ giacendo A bell’agio,
ozioso, S’appaga ogni animale; Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?
Forse s’avess’io l’ale Da volar su le nubi, E noverar le stelle ad una ad una, O
come il tuono errar di giogo in giogo, Piu’ felice sarei, dolce mia greggia,
Piu’ felice sarei candida luna?
Oh, lo sai che nel 20mo secolo hanno inventato
delle macchine che volano? E non solo
sopra la terra – quella ormai e’ una roba normale - ma 2 uomini, nel 1969, hanno fatto una passeggiata
sulla Luna… S U L L A L U N A… e certe
macchinette – senza autista - vanno oggi in giro per Marte e mandano fotografie
(come un quadro, piatte ma molto aderenti alla realta’ e le sanno fare anche i
bambini, basta schisciare un bottone!) e scavano per terra e analizzano le
rocce e spediscono i dati sulla Terra… Una roba che Tu, medioevale artigiano, non
puoi neanche immaginare.
Comunque, per dare una risposta al pastore, che si
chiedeva se sarebbe stato piu’ felice se avesse potuto volare, ora e’ sicuro al
100%: NO! Sempre uguale, come prima. GIURO! E si pensa che se uno riuscisse a
sdraiarsi sulla coda di una cometa, S U L L A
C O D A D I U N A
C O M E T A… capito? Sarebbe uguale: stesso tedio di quell’analfabeta,
ma non scemo, pecoraio asiatico!
E allora?
Allora avevi ragione TU, medioevale gaudente, spendaccione e magari neanche
troppo onesto, che tutti potevano venire a controllare se dipingevi o ti
trastullavi, visto che ti pagavano “a giorno”. Bisogna “alzare lo sguardo” a
quella Signora che hai cosi’ bene dipinto che ci meravigliamo anche oggi. Oggi
che possiamo “volar su le nubi, e noverar
le stelle ad una ad una…”. Alzare
lo sguardo e smettere di guardarci l’ombelico e sapere che la risposta c’e’, al
tedio, all’animo inquieto, alla paura del nulla o alla paura reale di restare
senza amici o senza lavoro o, peggio, di venir deportati nel Gulag o, peggio
ancora, di venir massacrati da una banda di assassini, come capita in questi giorni
nel nord dell’Iraq (è un posto nell’Asia dove, forse, andava a pascolare il
pastore che ha immaginato il Giacomo). La risposta passa da quella Signora sul
trono, con il Bambino serio in braccio e gli Angeli e i Santi estasiati. Passa
di lì.
Fammi un
favore, visto che adesso ci conosciamo, dille una buona parola per me: nome Costante,
cognome Giacobbe, nato a Biella (Italy) l’11 ottobre 1954, codice fiscale
gcbctn54r11a859n, alias Kostik, visto che la Maesta’ non saro’ mai capace di dipingerla e non
avro’ la possibilita’ di raccomandarmi sullo scalino come hai fatto Tu (che non
conosci riservatezza).
Grazie. Stai
bene.
Tuo.
k