lunedì 8 aprile 2024

La sposa, mi sembra di conoscerla…

 Guarda, nonno Piero, che bella la sposa!

 Davvero. Mi sembra di conoscerla…

Piero, in che anno siamo?

Mah, nel 2010?

No, nel 2024! 

Sono del ’37, allora ho... 87 ANNI!!  

Ternate VA, si sposa la Franci, figlia di amici. Il confuso interlocutore – ma implacabile aritmetico – è suo nonno materno.

        Al mattino, all’Abbazia di Morimondo MI, eravamo appena entrati in chiesa, credevamo anche di essere in ritardo, ci siamo seduti nei primi posti liberi. Davanti a noi una famigliola: mamma, figlia, papà.  La grande chiesa si riempie, la sposa milanese arriva con un ritardo mai visto e, forse, programmato, perché nessuno protesta. La bambina davanti a noi, da seduta, si gira sembra completamente a suo agio. Ci accorgiamo che ha un handicap grave, non parla. Vuole coccole, ne vuole in continuazione, i genitori non dicono niente, non si voltano nemmeno, tranne una volta, per chiedere scusa. Di fianco a noi entrano nel banco due signore e un uomo. Lui bacia appassionatamente la mano alla ragazzina che ha un feeling particolare con la signora di mezzo e con noi.


         Un coro grandissimo va a occupare lo spazio dietro l’altare. Sui banchi il libretto della cerimonia con liturgia e canti.  Ce ne sono tanti, molti di più di una celebrazione “convenzionale”. Sono stampati anche gli articoli del codice civile sul matrimonio (magari ero distratto, ma non mi pare che la legislatura venga letta a tutti gli sposalizi…). Giornata con tanto sole, nel cuore della primavera, con temperature quasi estive, in uno dei posti più belli della Padania. Tantissimi giovani. Tra questi, con vestito lungo e compresa nella sua particolare funzione, Anna la sorellina della sposa.

Siamo d’accordo che, non appena daranno il via, 

i primi antipasti li darete a noi, visto che siamo arrivati 

davanti a tutti nel tragitto Morimondo-Ternate? (65 km)

        In effetti tra ritardo, cerimonia lunga, tantissimi invitati (baci, abbracci) e strada non breve a fianco del Ticino, il tempo era volato. Alla fine della cerimonia la moglie – che ha sempre avuto un senso pratico molto potente – consiglia di non aspettare l’uscita degli sposi ma di incamminarci verso il rinfresco. Temeva anche di perdere la strada. Ho dovuto rassicurarla: per via del cicloturismo, quelle strade le conosco come quelle del paesello. Al parco della Voliera Reale arriviamo primi con distacco. Così ci mangiamo, senza vergogna, con la complicità delle gentili cameriere del catering, le prime portate evitando la coda. Ore 15!!

         La Franci e il Matteo, durante la cerimonia, fanno 2 robe insolite, approvate e anticipate dal celebrante. Matteo arpeggia sulla chitarra e lei canta (benissimo) il Salve Regina in portoghese. Poi, in ultimo, con strascico, va a dirigere il corone, quello degli universitari di Comunione e Liberazione, come ha fatto ufficialmente per quasi due anni. Adesso non ha più le credenziali, è medico e specializzanda in genetica medica.

         Tra gli invitati si notano tante persone in difficoltà: down, gente in carrozzella e non situazioni temporanee. A tavola si scopre che i genitori dello sposo fanno una cosa strana. Hanno una casa famiglia: quattro figli naturali (tra questi Matteo) e 5 altri tra adottati, affidati e ospiti. L’ultima, Cloe, un microbo di colored (mi dicono che “negretta” è passibile di causa civile) che a turno allattano e adorano. Abitano nella pianura bergamasca, vicino all’autostrada per Venezia. Abituati ad accogliere, ecco perché tanti in parte abili.

         Andiamo a vedere la composizione dei tavoli, anche perché siamo un po’ stranieri e conosciamo, forse, il 4% dei duecento invitati. Siamo, con nostro stupore, a un tavolo prestigioso con i genitori della sposa, nonni materni, barba e magne (zii e zie).  Da un bel po’ di matrimoni ci siamo resi conto che la moda attuale è sempre la stessa. Si cerca un catering, questi offrono una lista di siti (ville, castelli, parchi con ripari in caso di burrasca), si sceglie quello più adatto. Salvo tempeste gli aperitivi vengono serviti in giardino con una montagna di finger food (cibi da mangiare con le mani). Poi si passa al ristorante. Lì si sta il tempo per farsi venire il culo quadro. Il trend è questo, salvo essere degli stravaganti.

        Fortuna che al tavolo la compagnia è molto buona. Marta e Alex sono amici di lunga data, ci presentano il resto della famiglia ed entriamo subito in sintonia. Il Carnaroli con lardo croccante e gocce di basilico è uno dei risotti più buoni della mia vita, faccio il bis, nonostante i finger food. Verso le 19 nonno Piero si agita.

 Adesso bisogna andare a pagare!

Non ti preoccupare è tutto fatto.

CHI HA PAGATO?

Ci ha pensato Alex!

Non credo… è troppo tranquillo.