domenica 18 maggio 2014

Pratibei fienagione

Pratibei e' la nostra cascina a Pollone, vicino a Biella, in Piemonte al confine con la Valle d'Aosta. Non l'abbiamo battezzata noi cosi', il nome e' molto antico. Sono circa 12 ettari di prato. Su questi ogni anno facciamo 3 tagli: fèn, riorda, tarsola, che in italiano si dicono: maggengo, agostano e terzuolo.


Si taglia quasi in tutti i prati con una falciatrice rotante mossa dal trattore, ma, in certi appezzamenti, bisogna operare con la motofalce, come in questo caso dove il Teo taglia nel prato chiamato Canonich.



L'immagine dovrebbe far capire dove si puo' usare la rotante e dove, invece, bisogna avere la pazienza di tagliare l'erba con la barra falciante (cliccate sulla foto per ingrandirla).



I prati lontani ricevono meno letame, sono poveri di specie foraggere ma ricchissimi di fiori spettacolari, almeno nel primo taglio.



Gli iconografi russi non firmavano le loro opere perche', dicevano, prestavano la mano a Dio. Annamaria fa la stessa cosa con Pratibei: un piccolo capolavoro non firmato.

domenica 4 maggio 2014

L'Acqua nera

Amo i Navigli lombardi, l'ho gia' scritto e ribadito. Ci vado spesso. Anche ieri.
  
Il mio amico Moe (per la verita' si chiama Andrea) lavora a Milano e ha una collega di Boffalora. Parlando del piu' e del meno, questa signora, gli racconta della devozione delle genti locali alla "Madonna dell'acqua nera". Lui, conoscendo la mia predilezione per il Milanese, mi mette al corrente. Caspita... dell'acqua nera...? Si poteva resistere? Mi metto in bici dal Sesia e, per strade straconosciute, entro nel Naviglio Grande a Turbigo. 

Prima sorpresa. Mi fermo per guardare l'acqua, fare qualche messaggio e bere. Seduto nei pressi c'era un pescatore. In questi anni ne ho incontrati mille: mai vista una cattura. Tanto che, stare con la canna in mano, pensavo fosse una scusa per la moglie. Questo invece ciappa qualcosa di grosso. L'aiuto con il retino e portiamo a riva un gran barbo. L'amico lo slama e lo rilascia. Ci mettiamo a parlare di pighi, cavedani e barbi, di corrente forte che lo fa tribulare: un tipo simpatico. Lo saluto e riparto. Non avevo fatto 20 metri che sento un urlo e un fischio. Mi volto. Era ancora lui impegnato a recuperare di nuovo! Tira fuori un'altro barbo: mi aveva richiamato un po' per dimostrarmi che era in gamba (sicuramente lo era), un po' per farmi sentire che i baffi del barbo non pungono (anche questo è vero). 

Boffalora. Gelato vicino ai portici poi chiedo indicazioni alla gelataia: verso il Ticino, continuare sulla via non asfaltata che parte all'altezza di una curva a sinistra, un km circa... L'aveva fatta un po' troppo facile e, soprattutto, aveva dimenticato un particolare non irrilevante: la chiesa e' dentro una grossa cascina dove c'e' anche un ristorante.
Madonna dell'acqua nera - Boffalora sopra Ticino (MI)

Dopo qualche mini difficolta' ci arrivo. La chiesetta/santuario e' stata costruita nei primi dell'800 per ricordare un evento prodigioso. Un carro: uomini, cavalli e carico, per il cedimento di un ponte, cade nel fiume e, per intercessione di Maria, nessuna perdita! 50 o 60 anni dopo (1868) la chiesetta diventa baluardo insormontabile per una grandiosa piena, come se la Madonna avesso posto la sua mano. La storia e la posizione sono belle, oggi, forse, il Ticino ha allontanato il suo corso, tanto che non si vede e non si sente. La chiesa era aperta e frequentata. Al sabato pomeriggio (16.30) c'e' la Messa. 

Come funzioni il ristorante della cascina non so. Erano le tre e mezza, poi i ciclisti - se vogliono continuare a pedalare nel pomeriggio - devono tenersi leggeri...

Ritorno da Magenta in treno. Potere al pedale!