martedì 25 gennaio 2011

Tempi Deum



Il numero 52/1 del 12 gennaio 2011 e' bello da piangere. Non credo di essermi mai appassionato tanto a un numero di settimanale. Lo terro' in biblioteca con Grossman, Solgenitzin, Giussani, Mounier... Invece di parlare, come tutti, di quello che non va, di quanto fa schifo il mondo, hanno chiesto a 20 persone i motivi che hanno di ringraziare per l'anno appena finito. Te Deum... appunto.



Tutti i 20 scritti erano eccezionali, ma l'articolo che mi ha fatto piu' colpo e' quello di Padre Aldo: un montanaro bellunese trapiantato ad Asunciòn in Paraguay, dove ha fondato ospedali, scuole, case famiglia per bambini e vecchi, aziende agricole sperimentali, punti di aggregazione... Ne riporto qualche passaggio.

Inizia con un brano di Isaia
Cosi' dice il Signore che ti ha creato:«Non temere, perche' io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, saro' con te, i fiumi non ti sormergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai; perche' io sono il Signore, il tuo Dio, il Santo d'Israele, il tuo salvatore. Perche' tu sei prezioso ai miei occhi, perche' sei degno di stima e io ti aamo. Non temere, perche' io sono con te».

Prosegue.

Non c'e' stato giorno in cui il dolore, il sacrificio, lo stato d'animo mi abbiano lasciato "tranquillo", non e' passato giorno senza che vedessi con i miei occhi e ascoltassi con le mie orecchie il grido di quanti soffrono intorno a me. Ho fatto mio il dolore dei miei bambini abbandonati, abusati, vittime di tanta malvagita'. E non c'e' stata settimana senza che accompagnassi qualcuno al suo ultimo destino...

Confesso che molte volte sono caduto sotto il peso della croce, e non sono state le pillole contro la depressione (che comunque prende perche' e ammalato, nota mia) a permettermi di rialzarmi ogni volta, ma le parole del profeta Isaia, fatte carne nell'amicizia dei saderdoti che abitano con me e nella grandissima amicizia con Marcos, Cleuza, Julian de la Morena, Bracco, dentro il grande abbraccio di Juliàn Carròn che instancabilmente ci ricorda con la sua vita che l'uomo e' solamente rapporto col Mistero...

Amici, capite cosa significa alzarsi ogni giorno, dopo un bellissimo sogno o dopo una notte insonne, riconoscendo dal primo mattino che "io sono Tu che mi fai"? Certamente, lo dico per esperienza, non ti restituisce il sonno mancato, non cambia d'un tratto il tuo stato d'animo, non fa diverso il tuo sentimento, non ti toglie lo stress che ti tortura e neppure ti rende piu' facile il lavoro o i rapporti umani nei quali trova sfogo il tuo malessere psicologico. Ma certo quel Tu che abbraccia tutto, aprendoti alla realta', illumina di una luce nuova, diversa, umana, il tuo affronto della giornata...

Voglio ringraziare il Signore per la sua infinita misericordia, perche' davvero, chi sono io per meritare di vivere abbracciato da Lui in ogni momento? Un abbraccio che mi ricorda le parole di Viola, una prostituta che quando finiva il suo lavoro notturno insieme alle sue colleghe andava a offrire una parte del ricavato alla chiesa di San Giuseppe a Palermo. Si metteva umilmente, con le sue amiche, in ginocchio, battendosi il petto per la sua miseria davanti all'immaagine della "Buona Morte": Gesù che, abbracciando san Giuseppe alla presenza di Maria, accompagna il padre adottivo alla morte. «Le prostitute e i cani muoiono soli», diceva la gente a Viola, prostituta del vicolo Ragusi a Palermo. Ma lei rispondeva a tutti: «Se Cristo mi abbraccia cosi' come sono, non e' vero che le prostitute e i cani muoiono soli». Quest'anno nella clinica sono morti 130 malati, e molti di loro erano come Viola; tutti hanno lasciato questo mondo come San Giuseppe e con la stessa certezza che accompagnava Viola, la prostituta.

Vado a memoria citando Peguy: «Cristo non e' venuto per giudicare il mondo, e' venuto, tagliando corto, a fare il cristianesimo». Cosi', per una trafila lunghissima di persone, ha toccato don Giussani e lui Padre Aldo. E Padre Aldo, noi. Tra pochi giorni Michele e Massimo andranno ad Asunciòn a trovarlo. La catena si allunga sempre piu'...