domenica 7 novembre 2010

Tempi lontani



Ieri la Vale ci ha chiesto se le lasciavamo la casa, o meglio il letto, perche' avevano invitato a Biella alcune sue compagne di corso per una festa. Cosi' - anche per festeggiare il compleanno dell'Annamaria - abbiamo deciso di andare a dormire al Lago d'Orta. Per la notte la scelta e' caduta sul B&B "Tempi lontani" di Miasino. Siamo rimasti contentissimi. La camera accoglientissima, i gestori simpatici, e, per la prima volta dopo 56 anni (per me) e 45 (giusti) per l'Annmaria, abbiamo fatto colazione in camera! Una goduria. Vedete anche voi le particolarita' della casa.

lunedì 1 novembre 2010

Batista

Diversi anni fa, per uno speciale di Natale de "Il Biellese", Marco Berchi mi aveva chiesto di scrivere un racconto. Ne avevo scritto uno lungo che non so dov'e' (dovro' cercarlo). Poi ne ho tratto uno breve: e' questo. La foto l'ha fatta (sempre tanti anni fa) mio papa' a una famiglia della Valle Elvo: la donna e' sicuramente in vita, speriamo non mi chieda il copyright.



Quando ero piccolo io, noi bambini eravamo in quattro. Due maschi e due femmine.
Il padre si chiamava Batista era alto, forte, sembrava scolpito nel legno di faggio. Noi bambini facevamo sempre una gran cagnara specialmente d’estate quando affittavamo il grande alpeggio del Comune. Per arrivare all’alpe ci volevano tre ore a piedi dal paese, cosi’ padre, madre e zia scendevano una volta alla settimana per portare al negozio il burro e la toma e per comperare pane, sale, vino e tabacco.
Tutte le sere, una volta chiuse le vacche, prima di cena, la nonna ci riuniva tutti davanti al camino acceso che scaldava la minestra. Ci faceva dire il rosario. Per noi piccoli era un po’ noioso, ma capivamo che doveva essere il momento importante. Ogni estate aspettavamo la festa della Madonna della Neve a Machaby. Finalmente si partiva. Ci svegliavano alle tre del mattino. Giu’ verso il paese facendo a gara a chi faceva piu’ rumore battendo le scarpe chiodate sui grandi selci della mulattiera. Tutti insieme prendevamo la via di Arnad e, attraversando man mano i paesi, altre processioni si univano alla nostra. Dopo sei ore di cammino incominciavo veramente ad essere stanco, cosi’, invece di pregare, guardavo le ragazze da marito. Dopo la messa e la predica tutti andavamo nel grande spiazzo dei castagni secolari, a mangiare quello che si era portato, a bere il vino nuovo e a cantare. Chissa per quanti anni sarebbe andato avanti cosi’ se non fosse capitato quello che da un po’ di tempo era nell’aria. Un giorno e’ arrivata una lettera che la mamma ha subito portato dal Parroco. La guerra era scoppiata e il Batista doveva subito presentarsi a Torino. Prima che il padre partisse ho sentito per la prima volta il nome di Oropa. Un grande e importante Santuario che sta al di la’ delle montagne. Una volta partito Batista la vita cambio’ subito. I miei dodici anni erano pochi ma ero forte, cosi’, durante l’estate, aiutavo nei fieni e nell’inverno davo una mano ai pochi rimasti ad abbattere i grandi faggi e i larici sulle montagne e a portarli in paese. Nella casa fredda recitavamo il Rosario rispondendo alla nonna. Non passava giorno senza che arrivasse la notizia che qualcuno che si conosceva era morto in posti mai sentiti. Cosi’ decisi che sarei andato da quella Madonna tanto bella e potente. Il cammino per le montagne duro’ quasi tre giorni e, finalmente, dall’alto, vidi il Santuario. Avevo paura persino ad avvicinarmi, non mi sentivo degno. Mi fermai un giorno, mi confessai, feci la comunione e dissi tre corone inginocchiato davanti alla Madonna Nera. Poi ripresi la via della montagna. La vigilia di Natale del 1917, l’inverno quasi non era ancora cominciato, ma non si riusciva a trovare nemmeno una piccola fascina per accendere il camino. In quel giorno il padre entro’ dalla porta grande: era magro, forse un po’ piu’ pallido del solito. Una pallottola gli aveva attraversato la mano paralizzandogli tre dita, ma era vivo, forte, allegro come prima. Il giorno di Natale festeggiammo con polenta, fonduta e tre uova fritte, quasi al freddo, ma fu un giorno felicissimo perche’ la Madonna ci aveva voluto, di nuovo, tutti insieme.