sabato 31 ottobre 2020

I capifamiglia del Cantone hanno deliberato il 18 marzo 2020!

 

I capi famiglia del nostro Cantone hanno deliberato. 1) il coronavirus qui non arriverà 2) se arriverà non ci ammaleremo 3) se ci ammaleremo saremo asintomatici e non moriremo 4) se moriremo sarà l’ora di vedere con i nostri occhi: la carovana di Abramo, il passaggio del Mar Rosso, la caduta delle mura di Gerico, il battesimo nel Giordano, il dialogo con la Samaritana, il sepolcro scoperchiato. Finalmente…

Walserland - Carcoforo Valsesia (VC) ottobre 2020

 

sabato 1 agosto 2020

Una giornata da pensionato

Giornata di ieri, da pensionato. Sveglia ore 6,30. Da mia mamma - poco più di un km da casa mia, dove ho un piccolo ufficio - a fare urgentemente stampe per la moglie. 


Messa Oropa ore 8. Il giovedì é "tradizione". Colazione al bar con gli amici. Casa a preparare una cena per 12 persone: non il cibo, ognuno porta, roba collaudata, ma 2 scenari diversi: pioggia e asciutto. Alla fine abbiamo pulito tutto – anche il portone del garage - e accumulato ogni cosa: tavoli, sedie, vasellame, posate… in un punto intermedio, in attesa di capire come sarebbe girato il meteo. Si riparte per l'ufficio verso 11,30. Si salta "regolarmente" (alla fine, é quasi sempre così) il pranzo e si lavora – ma si legge anche il Corrierone - fino alle 14,30. 


Alle 15, per un problema di immigrazione della badante di mia mamma, appuntamento in Questura. Attesa, colloquio, sorpresa! Non avrebbero rilasciato il documento di soggiorno per un problema di reddito del 2019 (l'anno scorso non lavorava da noi... ). Panico! Di corsa da Hamed alla Cisl di Cossato (una 15na di km). Attesa interminabile nell'androne: almeno 35 °C e pioggia, umidità 90%, sauna! Alla fine si entra, si trova una quadra, già sottolineata dal questurino… Hamed scrive una email all'ufficio immigrazione. Però é meglio che si ribadiscano le cose per PEC... Ripartenza per casa di mia madre dove c'era il tecnico che puliva la caldaia. Mi fa perdere tempo e sbagliare la pec che deve essere integrata e rispedita... 


Torno a casa alle 18,30 immaginando di sedermi in poltrona e chiudere mezz'ora gli occhi, ma la moglie é agitata per la cena e vuole preparare al coperto. Nel frattempo pioviggina ma niente di speciale visto che ci sono 30 °C... Nessun sonnellino... Si attende il sole e vengono le 20: arrivano i primi ospiti. Ognuno dice la sua: dentro, fuori, fuori, dentro... C’è sempre più azzurro, si fa all’esterno…


Finalmente seduto con qualcosa da mangiare e da bere davanti: tutto buono, come sempre. Appena prima del dolce, tuoni e lampi sempre più vicini. Alla fine arriva il temporale spacca programmi: da manuale. Ognuno prende quello che può e ci trasferiamo in sala da pranzo, dove non ci sono 12 cadreghe (non abitiamo alla Reggia di Venaria…), e bisogna integrare con quelle – da asciugare – usate fuori… Incominciavo a sentire bruciare gli occhi. Per fortuna i nostri amici hanno, quasi tutti, una età e iniziano, anche loro, a non essere più tiratardi come un tempo. Verso le 11,30 ci salutano anche gli ultimi.


Mi guardo in giro, una battaglia! Ordino alla moglie di andare a dormire – incredibilmente ubbidisce -  e mi do da fare, ma prima delle 12,15 era impossibile ridare una parvenza di ordine all’interno e all’esterno della casa. Con il torcicollo alla 1,40 mi sveglio: luce accesa,  occhiali inforcati  e telefono in precario equilibrio. Mi riordino e mi giro dall’altra.  Spakoinoi noci, dicono i russi.

mercoledì 8 luglio 2020

Pellegrinaggio notturno

Lago di Varese, 3 settimane fa, sulla ciclo-pedonale che lo percorre tutto. Via straconosciuta fatta decine di volte con la bicicletta. Questa volta però la bicicletta non c’è: vado a piedi. Giro antiorario, partenza e arrivo a Cassinetta. In tutto 29 km. Dopo 15 di buon passo incomincio ad aver male ai piedi. Manca tanta strada all’automobile. In vista di Gavirate – dove era prevista la sosta panino - mi trascino. Non va meglio nemmeno dopo la pausa. Raggiungo l’auto, dopo 44.255 passi, stremato.


Michele e Roberto hanno avuto un’idea. Per la prima volta, dopo 42 anni, causa virus, il Pellegrinaggio Macerata-Santuario di Loreto, non si svolgerà: 100.000 persone sono un po’ troppe per le norme anti covid. Un gruppo di biellesi era affezionatissimo a questa Strada della Fede (vedi www.pellegrinaggio.org) vi partecipavano da anni. Così – in pochissimo tempo e quasi senza spesa – ne confezionano una adatta al Nord-Ovest: Biella-Santuario di Graglia-Tracciolino-Santuario di Oropa. Dati tecnici. Km 33, dislivello poco più di 1000 m. Partenza dal Vescovado di Biella alle 23, dopo la benedizione del Vescovo. Arrivo a Oropa alle 7,50. Messa di calendario ore 8,00. La notte tra il 3 e il 4 luglio 2020, come vuole la tradizione Lauretana. 60 partecipanti. Leggi tutto...

Bagneri Valle Elvo (BI) ore 4 - 4 luglio 2020




venerdì 13 marzo 2020

La nebbia e 'l paru


Oggi, fermo per covid19, sono andato a fare un mestiere nel bosco. Alla fine uno scarpone è finito nella palta profonda e ho tribulato a schiodarlo per tornare a casa. Questa mini avventura mi ha fatto tornare alla mente una storia capitata molti anni fa.


La BAITA è della Parrocchia di Pollone. Quota 1.800 metri. Una casa imponente. Grande cucina con cantina scavata nella pietra, una sala da pranzo e, al primo piano, gabinetti, docce e diverse stanze con i letti a castello. Lunghi balconi su due piani. Nella ex stalla seminterrata, qualche gioco: solo per quando c’è brutto tempo. 

Noi ragazzi non vedevamo l’ora di andarci per due/tre settimane d’estate e una (da S Stefano al 2 gennaio) in inverno. Era l’oggetto dei nostri desideri: lontano da genitori, vicino alle fidanzate e alle avventure (lecite) di tutti i tipi: camminate, mangiate, bevute, sciate in pista e no, bagni negli abbeveratoi, falò, canti a scuarciagola... Se si esagerava con il cibo o il bicchiere, era pronto il “buurun”  (acqua, limone, erbe di montagna) della Clorinda, la cuoca friulana del gruppo. Il Parroco (vecchio caro don Mario) sempre in affanno…

La baita di Pollone - Magneaz Ayas (AO)

Magneaz - Ayas (AO), almeno 45 anni fa: 1° gennaio. Gente assonnata dopo i festeggiamenti di Capodanno. Neve abbondante e bellissima. Nessuno con voglia di sciare. Vado da solo a fare una girata. Sci in spalla faccio i 3 km che dividono da Antagnod: villaggio, famoso a quei tempi, perché ci andava in vacanza il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. 

Arrivo agli impianti. Compero una sola salita (allora si poteva) al “Miniera”, la pista più alta del mini comprensorio sciistico. Gambe un po’ tremanti dopo la festa. Tempo nuvoloso e qualche fiocco di neve. Visuale scarsa.  Nessuna voglia di tornare a piedi... Le piste battute scendono a destra. Decido una roba mai studiata prima: la prendo fuori pista, verso sinistra, in diagonale, e vedo di tornare a Magneaz CON GLI SCI AI PIEDI! Ero contentissimo di me. Conoscevo i luoghi come le tasche ed ero certo che non c’erano pericoli: larici, pascoli, nessun dirupo. 

Trecento metri nella neve fresca e PORCACCIA sale la nebbia! Spessa. Mi faccio guardingo per non sbattere il muso contro qualche ostacolo e per non abbracciare una pianta... Tengo l’angolo di discesa che ritenevo giusto, però… senza vedere gnente… A un certo punto scivola, verso valle, un ombra: un alpeggio. Bene! Se guardo la facciata lo riconosco e… capisco dove sono. Così, sempre accorto, gli arrivo davanti. Stavo scrutando il fronte quando capisco che qualcosa non funziona: stavo affondando! Sabbie mobili?
  

Nelle Alpi occidentali nella stalla dal’alpeggio non c’è lettiera (paglia, segatura o foglie secche), quasi sempre però c’è molta acqua, così, alla mattina, le stalle si lavano con un forte getto. Acqua, cacca e pipi dei bovini (una miscela deliziosa…) vengono raccolti in una vasca – generalmente profonda un metro o poco più – davanti all’alpeggio. Quando è piena si svuota nel pascolo sotto al fabbricato… La vasca, nella lingua del mio paese, è ‘L PARU… (in patois di Ayas, non so). Forse il malgaro, prima di scendere a valle, non aveva avuto tempo di svuotare tutto comme il faut…


Capito? Ero dentro, con scarponi e sci lunghi 2,05 m: allora si usava così… Mi prende una certa agitazione, non perché avessi paura di inabissarmi come, spaventosamente, Victor Hugo descrive le sabbie mobili delle fogne di Parigi (cfr. I Miserabili), ma chi, e quando, sarebbe venuto a tirarmi fuori? I miei compagni non sapevano nemmeno dov’ero… E se, anche dopo ore, fosse arrivato il Soccorso Alpino, che figura avrei fatto stampato nella merda? Il mio amor proprio era a terra…


Non chiedete come ho fatto, a un certo punto ero disposto a togliere gli scarponi e lasciarli lì con gli sci attaccati e tornare a casa solo con le calze e un brutto odore. Invece no. Con uno sforzo sovrumano sono uscito. Poco per volta gli sci hanno ripreso a scorrere, la nebbia si è alzata e mi sono voltato ad ammirare 100 metri di tracce… marroni…


Poi le cose hanno cominciato a funzionare “molto bene”…






sabato 22 febbraio 2020

Tombe dimenticate


"Il bene crescente del mondo é parzialmente dipendente da atti ignorati dalla storia; e se le cose non vanno così male per te e per me come avrebbe potuto essere, si deve in parte al numero di persone che vissero fedelmente una vita nascosta e riposano in tombe dimenticate" 

George Eliot (Mary Anne Evans) Middlemarch 1871

Talonno di Invorio (NO)