mercoledì 27 febbraio 2008

Piu' docile, piu' disponibile


Fontaine en Vaucluse - Provence luglio 2006.

Questa e' una lettera che ho mandato, pochi giorni fa, a un amico. Tra l'altro scrivevo.


...Volevo pero’ farti partecipe di quanto mi e’ successo alcuni anni fa. Con il senno di poi, e l’educazione della nostra Compagnia, la difficolta’ ha portato una fede e una speranza piu’ grandi. Nel 2001 il mio nemico giurato e’ diventato il mio capo. Caratterialmente non era simpatico, ma la cosa che mi ha toccato di piu’ e’ stato il tentativo di chiudere la mia esperienza professionale. Ero alla Comunita’ montana da 20 anni e piu’. Avevo, con l’aiuto di molti, costruito qualcosa. Mi insegni che costruire e’ terribilmente difficile: lacrime, sudore, soldi (sangue). M (cosi’ si chiamava) voleva demolire tutto e ricominciare, non dalla storia, ma dai suoi pallini.

Per fortuna e’ durato poco ma, vuoi lui, vuoi l’eta’ (mi avvicinavo ai 50, il testosterone iniziava a calare), mi hanno lasciato per anni un’ansia che si attenua, ma, credo, non mi lascera’ piu’.

Non e’ stato facile. L’Annamaria mi ha aiutato moltissimo, ma piu’ di tutto ha fatto l’educazione del Movimento. Ancora non troppi mesi fa, sono rimasto fulminato dall’immaginetta del Don Gius. Era stata una mattinata terribile e confusa – da anni in ufficio si lavora tanto e tanto male -, verso mezzo giorno l’occhio mi cade sulla frase di Gregorio Nazianzeno: «Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita». Un pugno. Un riconoscimento mai avvertito: se non fossi tuo sarei smembrato, triturato, non sarei nemmeno annoverato tra gli uomini. Ma sono tuo, qualunque cosa accada: insuccesso, derisione, persino un licenziamento con ignominia, saro’ sempre amato e “dei tuoi”.

Capita, nella vita, quello che deve capitare, succede sempre per un di piu’. Dormivo poco, pregavo di notte. Certi momenti ero bloccato, mi affidavo completamente a Lui. Ho, con fatica, a volte con terrore, sentito sempre piu’ che un Altro mi faceva, squartando letteralmente la mia vecchia struttura. Oggi saro’ il peccatore di sempre, ma sicuramente piu’ docile, piu’ disponibile.

Il Signore da’ la prova (purtroppo), ma da’ la forza per sopportarla. Che i tuoi amici (io compreso) sappiano testimoniarti con la loro vita, “il bisogno di una educazione che ci consenta di conoscere la realta’ fino in fondo… domandiamo a Don Giussani di continuare a farci compagnia sulla strada che ci ha tracciato”, come ci ha scritto Don Carron nell’ultima lettera alla Fraternita’.

Con amicizia.

Costante

Pollone 4 febbraio 2008

martedì 26 febbraio 2008

Alla Schneider a "vedere" la lezione della memoria


Giovedi' 31 gennaio 2008 e' comparso - sul giornale Eco di Biella - questo articolo sulla Mostra che il Centro Culturale Piola ha presentato su Vasilij Grossman.

L’altra settimana, nell’ambito del Giorno della Memoria, a Villa Schneider è stata inaugurata la mostra documentaria del capolavoro dal titolo “Vita e destino, il romanzo della liberta’ e la battaglia di Stalingrado” che illustra il capolavoro di Vasilij Grossman “Vita e destino”. Nell’occasione l’assessore Salivotti, che ha fornito un prezioso contributo per la realizzazione dell’evento, ha ricordato come la cultura non ha bandiera politica, ma costituisce un contributo insostituibile al dialogo ed alla costruzione di una società più giusta. Ha poi ringraziato gli organizzatori per l’opportunità che la mostra gli ha offerto di scoprire il capolavoro di Grossman. E’ intervenuto ancheil professor Michele Rosboch (università di Torino) presidente del Centro Culturale “Piergiorgio Frassati” uno dei curatori della mostra che ha raccontato come l’ idea della mostra sia nata durante una cena, tra amici che, condividendo una compagnia cristiana, desideravano, per sé e per altri, approfondire la “provocazione” che il volume, drammaticamente, contiene. E ha documentato come questo tentativo abbia costituito una grande occasione di incontro con tutti. Innanzitutto con la Comunità Ebraica di Casale, nella persona della Sig.ra Claudia de Benedetti, che della Comunità è Presidente.In rappresentanza di questa comunità è poi intervenuta Claudia Calcagno, il cui intervento, nella sua interezza, è riportato di seguito. Infine Costante Giacobbe, appassionato cultore della cultura russa, e di Grossman in particolare, ha introdotto la mostra con una breve, ma vibrante, visita guidata.
Non si sono sentite parole formali o di circostanza. Si è creata invece, tra i tanti partecipanti, una simpatia immediata e profonda di fronte alla presentazione di un capolavoro che ha il pregio di porre il lettore di fronte alla più dura e disumana realtà del ventesimo secolo e, contemporaneamente, alle domande più profonde e personali sul senso della realtà e di se stessi. Grossmann parla di noi, in modo sorprendentemente attuale. E’ un libro che bisogna leggere, è una mostra che bisogna vedere.

Paolo Ramaioli

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