“Porca... ,
ho perso una scarpa!”. Mi dispiace
perche’ devo fare senza; perche’ erano di marca; perche’ e’ stata la prima cosa che ho
ereditato da mio figlio nel 2008: scarpe sportive Geox, sobrie, affusolate, bianche
con una striscia rossa: perfette. Siamo a Soragna (PR), e’ il 29 luglio 2013, stiamo affrontando The Road: La Francigena!
Se allo
sparuto gruppetto dei lettori dovesse far difetto la memoria, la possono
rinfrescare qui: nel luglio 2012 avevo percorso la tratta Arnad-Piacenza. Un anno dopo il mio amico Alex mi propone
un’uscita di 3 giorni in bicicletta. “Continuiamo la Via”, dico. Lui accetta.
Stessa
storia della tratta precedente:
segnaletica a go-go dove serve poco, niente indicazioni dov’e’ indispensabile. Bisogna essere creativi: la
direzione e’ quella, andiamo! Se allunghiamo la strada fa lo stesso: un imprevisto
e’ la sola speranza, come dice Montale. Se invece, inaspettatamente, si trova,
appiccicata a un palo, la banda bianca e rossa con il simbolo del pellegrino,
allora si pedala piu’ spediti… Se non c’e’ il vento contrario… come da Soragna
a Fidenza: saranno 20 km
(compreso il ritorno sui nostri passi per cercare la scarpa), ci abbiamo messo
un pomeriggio! Quando, sotto la bufera, ho superato il cartello FIDENZA mi
pareva di aver tagliato il traguardo alle Tre Cime di Lavaredo!
Il giorno
dopo ci aspettava la Cisa, per entrambi la salita della vita, cosi’ non ci
accontentiamo di fermarci in citta’, ma, verso sera, incominciamo a montare i
primi scalini dell’Appennino, sino a Costa Mezzana. Il paese e’ piccolo e
l’unica novita’ sono i pellegrini della Francigena. Noi diventiamo subito famosi perche’ conterranei
del vecchio sindaco di Tollegno (BI), molto noto da queste parti per via della
Festa dell’Asinina (stracotto d’asino con polenta, piatto tradizionale della
Festa dell’Assunta), che aveva adottato – per qualche anno –
nel suo paese.
Quando si
prepara qualcosa si pensa: “dovremo tribulare”. Poi nella realta’ ogni cosa e’
molto piu’ dura di quanto ci si figurava. Cosi’ la salita della Cisa: a
Ravarano annaspo sui pedali e arrivo zigzagando. Il mio socio deve
improvvisarsi infermiere: mi segnala una panchina all’ombra, mi rassicura sulla
sindrome cardiaca: ” …muore molta piu’
gente nel letto con le arterie intasate di colesterolo di quanti vengono
fulminati sui pedali come il belga della settimana scorsa… Questo si che e’
parlar chiaro. Grande il mio camarata, professore di meccanica
applicata! Mi regala una dozzina di grosse albicocche, lavate alla fontanella
e e servite da gran maitre: la roba
piu’ buona, mineralizzante, ricca di zuccheri a rapida assimilazione che si puo’
immaginare. Nonostante questo, anche se le gambe erano tornate a ubbidire al
cervello e la strada non era piu’ cosi’ – implacabilmente – in salita, in cuor
mio pensavo che, per quel giorno, arrivare a Berceto (ultimo paese del versante
parmense) sarebbe stato un gran bel risultato. Ma il Prof aveva ben altri
progetti.
Un chinotto
qui, ancora qualche albicocca là, una manata sulle spalle e qualche piccola bugia
sulla pendenza e sulla lunghezza della strada (lui la faceva in avanti, poi tornava
indietro e, quando mi incontrava, mi relazionava) e ci troviamo al Colle dove
l’Emilia diventa Toscana, nella patria ombrosa del fungo porcino: la Cisa. Da Costamezzana , 67 km . L’ennesima bibita poi
la discesa, per lui spericolata (fino a 58 km/h ) per me “frenata”, fino a farmi male
alle mani, sino a Pontremoli (MS).
La sera, in
trattoria, nel centro storico, mi sbrano – senza pensarci un istante – 2 piatti
di principesche tagliatelle e un birrone. Alex che mangia pochissimo, beve solo
acqua gaseuse, e non dorme - perche’
io russo come un cinghiale inferocito (parole
sue) -, sta alcuni minuti – delusissimo – davanti al menu che non presenta
traccia di bovino, né di pesce. Alla fine deve arrendersi: coniglio alla
cacciatora, sbocconcellato senza entusiasmo.
L’ultimo
giorno arriviamo alle porte di La Spezia ma, per un cervellotico disegno di rientro,
alla fine pieghiamo a sinistra, saliamo il duro colle di Vezzano Ligure (pero' c'erano gli olivi e si vedeva il mare...), ci
catapultiamo in una vertiginosa discesa e, con largo anticipo, ci presentiamo
alla stazione per scoprire che nessun treno diretto a nord e’ attrezzato per le
biciclette e nessun bar ci avrebbe servito un caffe’: avevano tolto, per un
paio d’ore, la corrente elettrica. Eugenio (Montale), quanto sei geniale!
Nonostante
tutto, grazie al buon cuore di un capo treno e alla nostra faccia di palta, a
sera Alex era a Milano, io a Pollone, a
massaggiarci le membra, a spalmarci di doposole e a raccontare.
km percorsi 237, dislivello superato poco piu' di 1.900 m.
km percorsi 237, dislivello superato poco piu' di 1.900 m.
Amici, a
Roma… manca poco!