martedì 3 settembre 2013

Emergenza uomo? Dal vostro inviato al Rimini Meeting 2013

Sei gia’ stato alla mostra su Chesterton?” mi chiede un amico, dirigente di un importante ospedale milanese. “Non ancora” dico io. “Non la puoi perdere, c’e’ tutto il senso del Meeting di questo anno”. Ho organizzato di fretta la discesa a Rimini, cosi’ non ho prenotato nessuna mostra. Tocca andare nella corsia dei “disorganizzati” e aspettare – in piedi e schiacciato da tutte le parti – il proprio turno. Ma la mostra su Chesterton (presentata anche da due giovani studenti biellesi) è troppo frequentata…

Studio la mossa migliore. Il giorno successivo mi presento ai cancelli del Meeting con 40 minuti di anticipo e mi piazzo davanti ad uno dei varchi principali. Aspettare occorre sempre ma, almeno, non si sta appiccicati. Sono il primo dal vecchio Gilbert!

Due giovani pesci nuotano, incontrano un loro simile piu’ anziano ed esperto che chiede: com’e’ l’acqua oggi? Risposte di circostanza e i due giovani si allontanano. Ad un certo momento uno dei due si gira verso l’altro e chiede: cos’è… l’acqua? E’ la barzelletta, di tipico humor anglosassone, che circola per la Fiera. Il Meeting di Rimini 2013 dal titolo (corto) “Emergenza Uomo” ha voluto spiegare (almeno questa e’ l’impressione del vostro cronista), all’uomo del XXImo secolo, chi e’ e in che acqua sta nuotando.



Mi sembra meno caotico il Meeting di questa estate” dichiaro a una vecchia conoscenza: veronese, medico nucleare. E’ tutto pulitissimo e non ci sono piu’ quelle bande piuttosto inquietanti di ragazzini – abbandonati dai genitori - sui roller. “Me sembra anche a mi, li gan segregadi nell’ultimo capanon con tuti i xoghi”. Il capannone con tutti i giochi c’era anche gli anni passati, ma forse ha ragione.

Andiamo a prendere un caffe. C’e’ uno che mi pare di conoscere, eppure si, l’ho gia’ visto da diverse parti. Lui per primo si fa avanti. E’ un biellese di Cossila, studente all’Universita’ di Pavia. Parliamo. Lui e’ qui volontario “addetto alla pulizia” che quest’anno e’ stata appaltata al pavesi. Capito perche’ tutto era cosi’ pulito?

Nel frattempo si moltiplicano gli sms degli amici che arrivano dalle piu’ disparate provenienze. Trovarsi e’ difficile, poi ognuno ha le sue preferenze e le sue mostre prenotate, cosi’ ci si dà appuntamento nei capannoni gastronomici per il pranzo, la spuntino o la cena. Qualcuno pero’ mangia – almeno un pasto – in albergo, come l’amica calabrese, insegnante, che mi invita per un fritto di pesce (non la incontravo da 6 anni). La terza figlia non l’avevo mai vista e gli altri due, biondissimi con gli occhi chiari, non li avrei riconosciuti in nessun modo. “Vero che non sembrano terroni?” chiede lei.

Insomma, van bene che si incontra tanta gente, ma il succo della vicenda quale e’? Lo dico  con parole non mie - per la gioia del lettore - ma di un “chestertoniano” doc: il drammaturgo E.E. Schmitt (Oscar e la dama rosa – Rizzoli 2004).

Caro Dio, grazie di essere venuto. Hai scelto davvero il momento giusto, perche’ non stavo bene. Forse anche perché eri rimasto turbato dalla mia lettera di ieri… Quando mi sono svegliato, ho pensato che avevo novant’anni e ho girato la testa verso la finestra per guardare la neve. E allora ho indovinato che venivi. Era mattino. Ero solo sulla terra. Era talmente presto che gli uccelli dormivano ancora…Tu cercavi di fabbricare l’alba. Facevi fatica, ma insistevi. Tingevi l’aria di bianco, di grigio, di azzurro, respingevi la notte, risvegliavi il mondo. Non ti fermavi. E’ stato allora che ho capito la differenza fra te e noi: tu sei un tipo infaticabile! Uno che non si stanca. Sempre al lavoro. Ed ecco il giorno! Ed ecco la notte! Ed ecco la primavera! Ed ecco l’inverno! Ed ecco Oscar! Che salute di ferro!

Ho capito che eri qui. Che mi rivelavi il tuo segreto: ogni giorno guarda il mondo come se fosse la prima volta. Allora ho seguito il tuo consiglio con impegno. La prima volta. Contemplavo la luce, i colori, gli alberi, gli uccelli, gli animali. Sentivo l’aria che mi passava nelle narici e mi faceva respirare. Udivo le voci che salivano nel corridoio come nella volta di una cattedrale. Mi trovavo vivo. Fremevo di pura gioia. La felicita’ di esistere. Ero incantato.
Grazie Dio di aver fatto questo per me. Avevo l’impressione che mi prendessi per mano e che mi conducessi nel cuore del mistero a contemplarlo. Grazie.
A domani, baci, Oscar

Non sembra anche a voi che Oscar, 10 anni (il modello ideale del partecipante al Meeting), abbia avuto la grazia di penetrare quello che  Benedetto XVI ha detto al mondo (Reichstag di Berlino, 22 settembre 2011): “La ragione positivista non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato (bunker) senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio… Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto.” 

Almeno a me pare cosi’. Se volete sapere di piu’ e meglio, chiedetelo a un altro biellese, il vero “padrone di casa” del Meeting: don Stefano Alberto (Docente di Teologia all’Universita’ Cattolica di Milano), per gli amici don Pino. Salvo errori, il suo nome compare 7 volte nei primi 5 giorni di incontri: l’hanno ascoltato centinaia di migliaia di persone! Mi sono chiesto piu’ volte: come fa a fare tutto? Non sono mai riuscito a salutarlo, sempre “lontano”, sempre scortato da almeno 10 “addetti al servizio d’ordine”…

Il Meeting 2014 e’ gia’ stato varato, titolo “lungo”: Verso le periferie del mondo e dell'esistenza. Il destino non ha lasciato solo l'uomo. Vediamoci, un’altra volta, a Rimini.

Il Biellese 3 settembre 2013