mercoledì 2 giugno 2021

Dalla Meraviglia al Paradiso

Sono nato qui, a Biella. A parte gli anni dell’università, sono sempre stato in questo posto. Le nonne parlavano italiano ma, se dovevano descrivere qualcosa di pratico o un sentimento, lo facevano in patois. In genere si dice “piemontese” ma ci sono piemontesi che parlano una lingua che non capisco. Il Biellese: una terra incuneata tra i territori vicini: quelli dei valdostani, dei novaresi, dei Laghi. Le Valli Occitane o la Langa sono lontane, chi ha la cadenza torinese è bersagliato di lazzi. Una terra di mezzo dove la “e” è aperta, quasi come al di là del Ticino.

La mia capitale è Milano: il posto degli ospedali, degli studi, della finanza, del lavoro, della cultura internazionale, dell’arte, delle fiere, delle televisioni, di molti amici.

Il luogo della fede è il Santuario della Madonna d’Oropa. Noi, come marchio di fabbrica, all’ultima delle Litanie Lauretane, preghiamo sempre la “Regina Montis Oropae”. Il posto dove S. Eusebio – un sardo trapiantato a Roma nel IV secolo – è stato inviato a portare il Cristianesimo. Perché tra Milano e le Alpi c’erano solo Celti pagani e orsi. Bazzecole per Lui. Le grane grosse le avrebbe avute solo con gli Ariani, che pure conoscevano Cristo.

 

Il paesaggio più bello qui intorno, il posto dove il Buon Dio è andato giù senza fare economia è il Mottarone. Se non ci siete mai andati, ma avete passato le vacanze nelle isole tropicali, avete perso tempo. Un panettone non roccioso a 1.500 metri, da dove si vede TUTTO! L’attacco della Valle d’Ossola. Sette laghi, dicono, ma ne conto solo sei: Maggiore, Orta, Mergozzo, Monate, Comabbio e Varese: ce ne sarà uno piccolo o sono tonto… Il Monte Rosa, la Pianura Padana, Verbania, stupenda, appoggiata sull'acqua. Mille montagne, i nomi non li so, che definiscono tutta la curva delle Alpi: dalle Marittime fino nel profondo oriente delle Dolomiti del Brenta e più avanti ancora… Boschi, l’Isola di San Giulio, Milano… Quando c’è il sole tutto scintilla come l’argento fuso.

Facevano bene, i nostri sconosciuti amici, la domenica di Pentecoste, ad andare là ad assorbire tutto quello splendore. Ci sarei andato anche io. Avevano – proprio lì, all’ora che non avevano scelto – un appuntamento con il Destino. Non sappiamo se saremo più fortunati. Ne dicono tante: la testa fusa (fino a qualche giorno fa non sapevo neanche cosa era, adesso, sono confuso sulla tecnologia), i forchettoni, la manutenzione disattenta della funivia, la responsabilità dei tecnici e degli amministratori, la sete di soldi, il procuratore che parla troppo e il giudice troppo poco…

Forse però, farsi spalancare le porte del cielo partendo dal Mottarone, è un salto più dolce, meno vertiginoso, di altri modi. Dalla Meraviglia al Paradiso. Amici, restate di vedetta, quando ci vedrete arrivare zoppicando, distraete S. Pietro e teneteci aperta la Porta!