domenica 6 agosto 2023

il venerdì del destino

          Tutti i giorni si sente qualcuno che ce l’ha con lo stato e il governo perché “è tutto stra-difficile”. Ho letto una volta un articolo di un giornale olandese (tradotto, eh), si parlava male delle norme complicate e della palude della burocrazia nazionale…Tutto il mondo è paese?

Novembre 2021, telefonata tra la moglie e la Yulia:

Non si può più vivere qui, qualunque cosa è vietata, poi, se si parla male del Lukascenko, ti trascinano in galera e i tuoi figli in orfanotrofio. Tutti cercano un sistema per andarsene, soprattutto quelli come me che “hanno visto”, per le enne estati a casa vostra, come si vive in occidente. Poi tutti i giorni arrivano, nelle stazioni qui vicine, treni carichi di carriarmati, elicotteri e soldati: vanno accamparsi nei boschi. Ricordati che siamo molto vicini all’Ucraina.

Davvero? E dove vuoi andare?

Il posto più gettonato è la Polonia, è vicino ma non so la lingua, vorremmo venire in Italia!

In Italia a Biella? Avete appena comprato quella casa bellissima.

Si! La possiamo vendere.

Ero in ansia, fosse stata solo lei, qui è di casa, ma i figli (6 anni il maschio, 8 la femmina) e il marito non son mai usciti dalla Bielorussia, parlano solo il russo, poi c’è il covid che complica tutto. Ma alla moglie negli occhi era comparsa la N di nonna e la S di suocera e ho capito che non sarebbe stato facile far restare i nostri amici dove erano.

Le telefonate si moltiplicavano e diventavano sempre più operative. Io, dubbioso e leggermente menagramo, ero stato messo all’angolo.

Inizio febbraio 2022, mi spediscono a Orio al Serio a recuperare i fuggiaschi. Arriviamo, nella casa che avevamo trovato per loro, verso mezzanotte tra mercoledì e giovedì.

La mattina dopo, davanti a biscotti e thè, ci chiedevamo come si fa a incominciare una vita a 2.500 km da casa, in un paese sconosciuto al 75% della famiglia, senza sapere la lingua, con risorse economiche non abbondanti e situazione dei documenti precaria, non proprio clandestini ma…

               Arriva la Jolanda (80 anni) con un mazzo di fiori per i nuovi. Ascolta un po’ e dice: la prima cosa è andare dal Giancarlo per il green pass. Il Giancarlo è il medico di tutti, un dottore vicino alla pensione, compaesano e molto pratico. Viene approvata l’idea e le femmine lo vanno a trovare. Lui stabilisce che la mattina dopo sarebbero andati tutti al centro vaccinale per “studiare la situazione”.

Il giorno dopo era il venerdì del destino. Al centro la fanno corta: solo il marito deve essere vaccinato, occorre però il codice fiscale, si prende all’ufficio entrate. Di corsa lì ma senza appuntamento la roba non è facile, in pandemia poi... Si spiega la situazione al funzionario: chiudono tutti e due gli occhi ed emettono i codici necessari per grandi e piccoli! Ripasso veloce al centro per i vaccini, dopo mezz’ora Pasha (marito) era “a posto”. La mattina ancora giovane, c’è tempo anche per andare nel luogo delle meraviglie: la gelateria 30 gusti. Occhi sgranati e l’impressione, nei più piccoli, che il viaggio non fosse stato inutile.


 

I bambini dovranno andare a scuola. Pronti via, direzione didattica di Occhieppo. Sembrava li aspettassero. Tutto facile, tutti a disposizione, tutto subito: lunedì possono sedersi nei loro banchi italiani! Anzi, il maschio guadagna, senza discussioni ne complicazioni, un anno di carriera: in Bielorussia era all’asilo, in Padania d’ufficio in prima elementare. Tutto questo prima di mezzogiorno.

Nemmeno 2 settimane dopo la Russia, partendo anche dal sud della Bielorussia, iniziava la sua guerra, sopra la loro città sfrecciano i jet militari e si poteva comprare, a prezzi stracciati, qualunque cosa (auto, moto, gioielli, roba tecnologica) rubata dai militari in Ucraina.

Oggi sono qui.  L’altro giorno la Zlata (3 elementare e centro estivo alle spalle) cantava una canzone in piemontese. Con un fastidioso accento torinese.

 

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