giovedì 7 agosto 2008

Come sono diventato biker


9 agosto 2008 sul Canale Cavour, foto del mio socio Michele Defrancesco

Caro Paolo, a cinquant’anni e passa, dopo qualche altra esperienza sportiva, sono passato al ciclismo. Anche il motorino, che lo scorso anno mi ha appassionato, lo trovo oggi meno entusiasmante. Ho cominciato per caso. Una sera, verso le sei, sono tornato a casa dal lavoro, stanchissimo e annoiato. Cosi’ – per svagarmi - sono andato nel fienile, utilizzato come deposito, e ho tirato fuori la vecchia economica mountain bike di mia figlia. Probabilmente erano 7-8 anni che nessuno la usava e comunque, anche negli anni d’oro, era stata usata pochissimo. Con l’indispensabile aiuto del mio amico Lido, che a casa ha un’intera officina e la sa usare, nel giro di 2 ore, la bici era come nuova: ero raggiante!

Per la verita’, nella primavera di questo anno, con alcuni amici, avevamo gia’ fatto un piccolo tour con mtb in affitto: il giro del Lago di Candia (TO). Forse e’ stato quel giorno che ho ripensato, dopo 40 anni, al velocipede come strumento d’avventura.

Nelle settimane successive ho incominciato a utilizzarla spesso. La trasportavo nel bagagliaio della Fiesta, o in quello della Touran, ma c’e’ il pericolo di rovinare l’auto. Poi ho i tendini della spalla destra che sono un po’ stracchi: infilare la bici nel portellone, alzarla, farla scorrere, mi faceva male. Cosi’ mi sono deciso a comperare un portabici svedese (costa un’occhio), da appendere al portellone posteriore. Non ti dico che fatica a montarlo. Si e’ messa anche la Yulia ad aiutarmi: le istruzioni non le voleva leggere, tutto intuito femminile, veniva buio, volevo piangere dalla rabbia. Alla fine e’ andato tutto a posto, ma sono andato a letto che mi tremavano le mani.

Pedalo quasi esclusivamente in pianura, siccome abito in montagna, carico “il mezzo” e parto. Di solito faccio 30-50 km in macchina, arrivo nei paesi della prima pianura vercellese o novarese, monto sul sellino e riparto. La penultima uscita stavo percorrendo la strada che va dalla centrale nucleare di Trino a Livorno Ferraris (VC), ad un certo punto si attraversa il Canale Cavour. Ero stanco e accaldato, cosi’ mi sono fermato a guardare l’acqua. Vicino al ponte c’e’ un grande partitore, cosi’ , cercando di ricordare qualcosa dell’esame di “idraulica agraria”, fatto con grande successo - l’unico 30 e lode della mia carriera -, ho pensato a quanti sacrifici umani, tecnici ed economici, deve essere costata quest’opera straordinaria. I giorni seguenti, girando su internet, ho scoperto che, in Provincia di Novara, molte strade d’alzaia (quelle che fiancheggiano il canale), sono state trasformate in piste ciclabili. Cosi’ mi sono riproposto di percorrere tutta questa grande via d’acqua: da Chivasso al Ticino. Dal cuore del Piemonte alla Lombardia… a tappe, naturalmente.

Sabato scorso sono andato a Recetto (NO, vicino a Ondaland), ho inforcato la bici e sono arrivato al Sesia: volevo vedere come il Canale attraversa il fiume. Ho visto, mi sono stupito dell’ingegno umano e sono ripartito alla grande (16-18 km/h di media… non mao mao micio micio!). Putroppo non ho tenuto conto del crak strutturale dei copertoni. Gomma a terra. Ho pensato a una perdita dalla valvola, una foratura per una spina di robinia… Sta di fatto che, dalle 11 di mattino, dopo essere andato a mangiare un panino e a cercare un ciclista sino a Novara. Non averlo trovato (uno in ferie, l’altro troppo occupato per una gara). Dopo essere tornato sui miei passi. Aver trovato finalmente un signore disposto ad aggiustarmi la gomma. Aspettato la riparazione. Pagato. Ricaricato la bici. Verificato,con dolore, che la gomma era di nuovo a terra. Sono dovuto tornare mesto-mesto (si erano fatte le 7 di sera) dall’amico Lido. L’uomo, il tecnico, l’esperto ha sentenziato: copertoni secchi, bisogna sostituire. D’altra parte sono vissuti 8 anni in un fienile, non si puo’ pretendere. Adesso ho 2 gomme nuove di fabbrica con battistrada “ibrido”, ½ strada e ½ da campagna: una sciccheria.

Cosi’ ho voluto strafare. Domenica avevo promesso al Teo e al suo amico Pietro di accompagnarli a Piedicavallo: loro avrebbero attaccato la salita che porta al rifugio Rivetti, io gironzolato nei paraggi (con l'eta', la lunga discesa mi fa venire male alle ginocchia). Invece, al posto degli scarponi, ho preso la bici e, nell’attesa degli alpinisti, ho provato la salita da Rosazza a Bielmonte: 13,5 km, 2 ore e 30 sul sellino, non so quale dislivello, ma a me e’ sembrato himalayano (media 5,2 km/h, facevo prima a piedi)

Sabato prossimo torno a Recetto e riprovo, piu’ attrezzato ed esperto, le strade di alzaia: se vuoi venire mi fara’ piacere, ma, ricorda, la strada la decido io, tu… pedali!

Tuo, Costante

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ciau Costante, sei proprio un simpaticone e i tuoi racconti sono divertenti. Oltre al buon umore ci regali sempre qualche perla di storia o di curiosità che rendono i tuoi racconti ancora più apprezzabili!!
Bravo!

Moe

Federico Repossi ha detto...

ma sei il mitico Costante Giagobbe di Pollone del Battaglione NBC di Rieti ????? E' un gran piacere ritrovarti, la mia mail è repossi@mce-milano.com oppure mi trovi su facebook.
Spero di sentirti presto, ciao!!!!
Federico