mercoledì 19 marzo 2008

Buona Pasqua con Anton Cechov


Il lago Kryvoye, nella Regione di Vitebsk (Bielorussia) da "Nad niebam Bielarusi" di A. Kliasciuk, Minsk 2005

Per gli auguri di Pasqua ci facciamo aiutare da un grande: Cechov.

Ivàn Velikopolski, studente dell’accademia ecclesiastica, figlio di un chierico, torna dalla caccia agli uccelli di passo. Il tempo, da principio, era bello, poi si e’ alzato un vento freddo che ha fatto gelare le pozzanghere: un clima quasi invernale, anche se siamo al Venerdi’ Santo.

Torna verso casa, stanco per la giornata di caccia e affamato per il digiuno. Sulla strada c’e’ la capanna di due vedove, Vassilissa la madre e Lukeria la figlia. Queste hanno acceso un fuoco nel cortile e Ivàn si ferma a scaldarsi un po’.

Senza una ragione apparente inizia a raccontare, alle due donne probabilmente analfabete, la notte tra il giovedi’ e il venerdi’ santo di Simon Pietro e il suo triplo tradimento del Maestro.

Termina il racconto con le parole del Vangelo: « E usci’ fuori piangendo amaramente».

Ma lasciamo raccontare Cechov:

Lo studente sospirò e si fece pensoso. Continuando a sorridere, Vassilissa a un tratto singhiozzo’, delle lacrime, grosse, copiose, le corsero per le guance, ed ella con la manica si fece schermo al viso contro il fuoco, come vergognandosi delle proprie lacrime, mentre Lukeria, guardando immobile lo studente, arrossì, e la sua espressione si fece penosa e tesa, come quella di una persona che reprima un violento dolore.

Lo studente augurò buona notte alle vedove e andò oltre. E di nuovo lo avvolsero le tenebre ed egli si sentì le mani intirizzite. Soffiava un vento atroce, in realtà stava tornando l'inverno e non si aveva l'impressione che posdomani sarebbe stata Pasqua.

Ora lo studente pensava a Vassilissa: se si era messa a piangere, ciò voleva dire che quanto era accaduto in quella notte a Pietro aveva qualche rapporto con lei...
Si voltò a guardare. Il fuoco solitario brillava calmo nell'oscurltà e accanto a quello non si vedeva più nessuno. Lo studente pensò di nuovo che, se Vassilissa si era messa a piangere e sua figlia si era turbata, evidentemente ciò che egli poc'anzi aveva raccontato, ciò che era avvenuto diciannove secoli addietro, aveva un legame col presente: con le due donne e, probabilmente, con quella campagna deserta, con lui stesso, con tutti gli uomini. Se la vecchia aveva pianto, non era stato perché egli sapesse raccontare in modo commovente, ma perché Pietro le era caro e perché ella, con tutto l'essere suo, aveva interesse a ciò che era avvenuto nell'anima di Pietro.
E la gioia tutt'a un tratto si rimescolò nel suo cuore, ed egli si fermò perfino un momento, per riprender fiato. Il passato - pensava - è legato al presente da una catena ininterrotta di eventi scaturiti uno dall'altro. E gli pareva di aver veduto dianzi entrambi i capi di questa catena: ne aveva appena toccato un capo, che l'altro aveva dato un sobbalzo.

E mentre traghettava il fiume sulla chiatta e poi, procedendo in salita, guardava il suo villaggio natio e verso occidente, dove splendeva la striscia sottile di un freddo tramonto di porpora, egli pensava che la verità e la bellezza che avevano indirizzato la vita umana laggiù, nell'orto e nel cortile del Gran Sacerdote, erano continuate senza interruzione fino ad oggi ed evidentemente avevano sempre costituito l'essenziale nella vita umana e, in genere, sulla terra; e un senso di giovinezza, di salute, di forza - egli non aveva che ventidue anni - e l'attesa inesprimibilmente dolce della felicità, di una sconosciuta, misteriosa felicità, si andavano impossessando di lui a poco a poco, e la vita gli pareva affascinante, prodigiosa e colma di un alto significato.


tratto da "Lo studente" di A. Cechov in "Racconti" volume 2°, Bur Classici - Milano 2002

1 commento:

Long Alex ha detto...

Questo brano di Cechov è fantastico!
E' più di un augurio, è la descrizione di come il Cristianesimo accade. Ed è davvero tutto.
Grazie, grazie, e ancora grazie.
Sandro